La spending review diventa legge

La camera ha approvato in via definitiva il dl sulla riduzione della spesa. A ottobre i primi effetti

Marcello Serra 8 Agosto 2012
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Il fine era evitare l’aumento di un punto delle due aliquote Iva (10 e 21%) a partire dal prossimo mese di ottobre e rinviarlo a luglio 2013. Ne è venuto fuori un decreto di riduzione della spesa che via via nel corso del cammino parlamentare ha assunto sempre più le sembianze di una manovra di bilancio a tutti gli effetti. Ieri pomeriggio l’aula della Camera ha dato il via libera definitivo alla spending review (dl 95/2012) con 371 voti a favore, 86 no e 22 astensioni. Rispetto al voto di fiducia della mattina (quando i sì erano stati 403 e gli astenuti 17) si è registrata qualche defezione nella maggioranza a causa delle improvvise tensioni nei rapporti tra Pdl e governo dopo le dichiarazioni di Mario Monti al Wall Street Journal. Il provvedimento punta a ridurre la spesa per l’acquisto di beni e servizi e sfoltirà gli organici della p.a. a partire da ottobre con un taglio di almeno il 20% dei dirigenti e del 10% per il resto del personale. Stretta anche sui costi per il parco auto, sui buoni pasto, sulle procedure per l’acquisto di beni e servizi che dovranno obbligatoriamente utilizzare le convenzioni Condis, e sui canoni di affitto pagati dalla p.a. che saranno ridotti del 15% a partire dal 2015. Via libera anche al riordino delle province, mentre per gli enti locali sono in arrivo ancora sacrifici. Regioni, comuni e province dovranno ridurre i consumi intermedi per compensare 7,5 miliardi di tagli in due anni che rischiano di mettere in ginocchio i sindaci, non a caso sul piede di guerra. Montecitorio, com’era prevedibile, nonostante i numerosi rilievi critici al decreto (si veda ItaliaOggi di ieri), non ha apportato modifiche rispetto al testo largamente corretto dal maxiemendamento approvato al senato. Molte le novità introdotte a palazzo Madama. Dal possibile aumento anticipato dell’addizionale Irpef nelle regioni con i conti della sanità in rosso, all’incremento delle tasse per gli universitari fuoricorso, dal tetto per gli stipendi dei manager delle società non quotate partecipate dallo stato all’accorpamento delle agenzie fiscali previsto dal decreto sulle dismissioni del patrimonio pubblico (dl 87/2012) accorpato alla spending review nel corso dell’esame al senato.Ma sarà solo dal prossimo autunno che si inizieranno a vedere i primi frutti concreti della spending review. Entro il 31 ottobre infatti si conoscerà l’ammontare dei tagli al pubblico impiego, mentre entro il 30 settembre i comuni dovranno trovare un accordo sui risparmi da conseguire. In caso contrario ci penserà il governo entro il 15 ottobre.I tagli potranno essere selettivi in modo da tenere conto delle specificità delle singole amministrazioni. Di conseguenza riduzioni inferiori alle percentuali previste potranno essere recuperate operando una maggiore riduzione delle rispettive dotazioni organiche di altra amministrazione. Per le unità di personale eventualmente risultanti in soprannumero, le amministrazioni disporranno o il prepensionamento con le regole ante riforma Fornero o attiveranno procedure di mobilità guidata, anche intercompartimentale.

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