Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha rilasciato una interessante intervista al quotidiano Il Messaggero. Proponiamo di seguito una sintesi delle dichiarazioni del titolare della Funzione pubblica (l’intervista integrale è disponibile qui).
“Il merito resta un valore irrinunciabile, non basta solo l’anzianità”, afferma in apertura il ministro Zangrillo. Nel mirino c’è la norma sulle promozioni nella Pubblica Amministrazione, valida solo per quest’anno e il prossimo, che consentirà a un assistente di diventare funzionario anche se non è in possesso della laurea, a patto che abbia alle spalle almeno 10 anni di servizio. “Da questa disposizione sono escluse le aree di elevata qualificazione, quelle dove vogliamo attirare i giovani talenti”, aggiunge.
Umberto Mancini e Francesco Bisozzi del Messaggero, autori dell’intervista, chiedono: “Ministro, il cavillo che apre alle progressioni verticali per gli statali in deroga al titolo di studio fino al 2025 sta facendo discutere. Cosa risponde?
“Mi lasci sottolineare, prima di tutto, che non stiamo parlando di promozioni automatiche, ma di procedure selettive. Si tratta dell’applicazione di una norma di legge introdotta nel 2021, durante il Governo Draghi, che, dopo un decennio di blocco delle assunzioni che ha reso impossibile qualsiasi progressione di carriera, ha permesso ai Contratti collettivi nazionali di lavoro di regolamentare, in maniera transitoria e soltanto fino al 31 dicembre 2024, le cosiddette progressioni verticali”.
Ma in questo modo non si corre il rischio di allontanare dalla PA i giovani talenti?
“Non credo, in primo luogo perché da questa disposizione sono escluse le aree di elevata qualificazione, che sono proprio quelle in cui intendiamo attrarre i giovani con elevate competenze. Detto questo, le amministrazioni devono considerare criteri come l’esperienza lavorativa maturata e le skills professionali, ma anche il titolo di studio, con pesi relativi di questi criteri che vengono definiti dagli stessi enti. Il merito resta quindi un valore irrinunciabile. E poi mi faccia aggiungere che l’anzianità di servizio molto spesso si traduce in esperienza, che vuol dire saper fare”.
Cosa avete fatto finora per valorizzare merito e competenze nella PA?
“Merito vuol dire, me lo faccia ricontare, occuparsi del benessere delle persone e consentire loro di esprimere al meglio talenti e virtù, per soddisfare le esigenze di cittadini e imprese, i nostri utenti. Questo non può prescindere dalla definizione di strumenti e indici, concepiti non in termini punitivi ma puramente ricognitivi, volti a comprendere meglio l’andamento delle attività. Per questo motivo, nell’atto di indirizzo per i dirigenti delle funzioni centrali ho voluto mettere l’accento proprio sul tema del merito attraverso l’incentivazione della performance organizzativa e individuale”.
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