Abbiamo già detto che – dal punto di vista formale – tale adozione si inserisce nell’ambito della Riforma del mercato del lavoro (R 2.3.1) prevista nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “Italia Domani” (PNRR), che ha promosso la riprogettazione del sistema dei profili professionali in un modello articolato su conoscenze, competenze e capacità caratteristiche della posizione da ricoprire. In particolare, il decreto parla di tappa afferente alla Milestone M1C1-58 “Entrata in vigore degli atti giuridici per la riforma del pubblico impiego”, “a completamento di quanto già definito per il personale dirigenziale con il Modello di competenze dei dirigenti della Pubblica Amministrazione italiana, previsto nelle Linee guida sull’accesso alla dirigenza pubblica.”
Considerata l’importanza sostanziale del tema trattato dal decreto, iniziamo oggi un percorso di approfondimento dell’affascinante mondo della definizione e valutazione dei comportamenti organizzativi, calandolo nel complesso ambito del lavoro pubblico, che impone – a differenza del privato – il rispetto dei principi di accesso tramite concorso pubblico o altre modalità definite dalla legge (art. 97) e di uguaglianza di condizioni per l’accesso ai pubblici uffici (art. 51).
Partiamo proprio dall’esaminare quali sono le norme che – nell’attuale assetto ordinamentale – legittimano l’inserimento della valutazione dei comportamenti organizzativi nei sistemi di accesso al pubblico impiego, coniugando – da un lato – il rispetto della Costituzione e del principio di legalità e – dall’altro lato – l’adozione, a fianco delle tradizionali modalità di verifica delle conoscenze, di metodologie finalizzate a verificare il possesso di capacità predittive di un’efficace prestazione nel ruolo che verrà ricoperto.
Leggi sulla medesima questione:
Parte 2: “Le basi giuridiche per l’inserimento della valutazione dei comportamenti organizzativi nei sistemi pubblici di reclutamento e di carriera”
Parte 3: “L’introduzione al “mondo” delle competenze trasversali”
Parte 4: “A cosa serve il modello delle competenze trasversali”
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