Le sanzioni tornano nel contratto

Saltano le tre fasce di merito, tavolo negoziale per la mobilità

Marcello Serra 8 Maggio 2012
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Le sanzioni disciplinari e la mobilità volontaria e d’ufficio ritornano nel contratto. E anche il merito, a cui sarà data attuazione con regole scritte al tavolo negoziale e non più per decreto. É quanto prevede l’intesa siglata il 3 maggio scorso a palazzo Vidoni tra il governo e i sindacati (si veda ItaliaOggi del 3 e 4 maggio scorso).
L’accordo farà da base, dopo il via libera delle rtegioni previsto per giovedì prossimo, a una legge delega con la quale sarà dato mandato al governo per rivedere la riforma Brunetta. Il tutto nel senso della più ampia privatizzazione possibile del rapporto di lavoro e della valorizzazione delle Rsu, le cui prerogative saranno fissate contrattualmente. Un ulteriore passo avanti, dunque, sul percorso tracciato nel 1993 con il decreto legislativo 29/93, con il quale venne introdotta la contrattualizzazione del rapporto di lavoro anche nel settore pubblico, scuola compresa. La ratio dell’accordo è quella di dare più spazio alle decisioni condivise, limitando al minimo gli interventi unilaterali del legislatore in sede regolamentare. Ma sempre nel pieno rispetto della legge e dei principi costituzionali. Nella premesse dell’accordo, infatti, vi è uno specifico riferimento all’art. 97 della Costituzione e al decreto legislativo 165/2001. E a la tempo stesso anche una forte affermazione della intangibilità degli spazi destinati alla contrattualizzazione. Spazi che, per effetto di un espresso riferimento contenuto proprio nel decreto Brunetta, consistono nella definizione dei diritti e degli obblighi dei lavoratori e dell’amministrazione in materia di rapporto di lavoro. A questo proposito, le parti hanno concordato sulla necessità che gli aspetti retributivi del rapporto di lavoro debbano necessariamente essere regolati al tavolo negoziale. E siccome quando si parla di retribuzioni si parla anche di merito, premialità, performance individuale e compensi accessori, le relative norme di attuazione dovranno essere scritte di comune accordo tra amministrazione e sindacati. L’accordo prevede anche il superamento della divisione in 3 fasce prevista dal decreto Brunetta. Che nella scuola non aveva ancora trovato attuazione, ma che aveva in qualche misura incontrato l’interesse del parlamento tramite la presentazione di alcuni disegni di legge, che ricalcavano sostanzialmente questo modello anche per i docenti. Il superamento del modello autoritativo, fatto di regole calate dall’alto, in favore del sistema delle decisioni condivise, comporterà anche la piena contrattualizzazione della responsabilità disciplinare. Ciò consentirà di superare una lunga serie di equivoci che, proprio nella scuola, hanno ingenerato confusione tra i dirigenti scolastici. Che non di rado hanno inflitto ai docenti sanzioni previste in via generale dal decreto Brunetta oppure previste per il solo personale Ata e non per i docenti. Senza tenere conto che tale decreto definisce linee procedurali generali, ma le sanzioni applicabili sono quelle previste dalla normativa di settore. In buona sostanza, dunque, il nuovo corso delle relazioni sindacali servirà a raggiungere un livello di piena parità tra lavoratori del pubblico impiego e lavoratori del settore privato, individuando nella contrattazione collettiva la fonte regolatrice dei diritti e dei doveri. Il tutto secondo l’insegnamento delle Sezioni unite della Cassazione e dell’art. 2 del decreto legislativo 165/2001, così come modificato dal decreto Brunetta. Anche la mobilità volontaria e d’ufficio rimarrà saldamente ancorata nell’alveo della contrattazione collettiva. E ciò dovrebbe consentire anche un percorso più agevole per l’amministrazione scolastica per darvi attuazione. Basti pensare che nel trascorso anno scolastico, il contratto sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie non è stato siglato dalle parti per effetto di alcuni rilievi della Funzione pubblica. E quindi l’amministrazione ha dovuto procedere con ordinanza.

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