La stretta sugli statali, insomma, continua. E mentre per il settore privato si va profilando una possibile intesa sulla produttività sostenuta dalla detassazione selettiva sui premi (cosa mai vista nel pubblico impiego) al ministero della Funzione pubblica e della Semplificazione si compulsano i dati delle amministrazioni sugli organici da tagliare.
Per chi avesse ancora qualche dubbio che il piano resterà inclinato per anni, se si lavora in un’amministrazione centrale o periferica, basta ricordare l’ultima novità che si aggiunge con questo giro di budget: il dimezzamento della retribuzione nei giorni di permesso per l’assistenza a parenti disabili che non siano coniugi o figli riconosciuto con la legge 104/1992.
L’indirizzo è chiaro: si deve continuare a ridurre il più possibile un aggregato di spesa che viaggia attorno ai 170 miliardi l’anno (quasi l’11% del Pil) e che entro il 2015 dovrebbe scendere a 165-166 miliardi (9,9% del Pil).
E si deve ridurre pure il personale, che tra il 2008 e il 2014 è destinato a ridursi di circa 300mila unità (-8%) per il semplice blocco parziale del turn-over. Con tutte le conseguenze del caso per chi, magari giovane e motivato, aveva scelto proprio in questi anni di partecipare a un concorso e vincerlo per lavorare nel pubblico, dove le carriere sono bloccate, il premio al merito resta un’utopia e gli sprechi (purtroppo) restano ancora troppi.
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