L’eterna e sempre irrisolta questione delle auto blu

Marcello Serra 14 Gennaio 2012
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Per capire quanto deve cambiare l’Italia per poter diventare un paese dignitosamente normale, basti notare che c’è voluto, ieri, un decreto per dichiarare che i dipendenti pubblici, anche «degli organi costituzionali, delle regioni e degli enti locali», sono tenuti a recarsi al lavoro con i loro mezzi, preferibilmente «usando i mezzi pubblici». Quest’ultima precisazione potrebbe essere ritenuta come un’inaccettabile intromissione nelle scelte personali e autonome del dipendente pubblico che, a condizione di non usare un’auto blu, può recarsi al lavoro, fuori dall’orario di lavoro e con i propri soldi, con il mezzo che ritiene più opportuno. Anche in aerostato, se è capace. Ma questa precisazione, che, ripeto, sarebbe inaccettabile in qualsiasi altro paese civile del mondo, è stata inserita perché l’estensore del decreto sa di che pasta sono fatti i nostri alti burocrati e politici e quindi si è premunito. Infatti, se non fosse stato scritto che i dipendenti pubblici debbono usare i mezzi pubblici per andare al lavoro, questi, dopo essere stati disarcionati dalle auto blu, si sarebbero subito aggrappati ai taxi, addebitandone ovviamente il costo alla pubblica amministrazione. Non è detto che adesso non lo facciano, intendiamoci bene. Ma, almeno, comportandosi così, vanno contro la norma, assumendosene le conseguenze. Una cosa comunque è certa. Prima di dichiarare vittoria, bisognerà attendere la concreta applicazione di questo decreto. Il fatto stesso che il decreto precedente (che risale, non a mezzo secolo fa, ma al 3 agosto scorso, cioè a solo sei mesi fa) prevedesse che fossero esentati dall’applicazione dalle, allora nuove, norme sulle auto blu «gli organi costituzionali, le regioni e gli enti locali nonché le amministrazioni che usano non più di un’autovettura di servizio», la dice lunga su questi decreti che, da una parte, gonfiando le gote, impongono restrizioni a degli abusi da tutti ritenuti inaccettabili ma che, dall’altra, le neutralizzano subito nascondendole in codicilli anodini. Chi vive a Roma vede ogni giorno, oltre alle auto blu, anche centinaia di pullmini che vanno a prendere il mattino i dipendenti pubblici e poi li riportano a casa a lavoro finito. Un privilegio di questo tipo non ce l’ha nessun dipendente privato. Ora, in un momento in cui i dipendenti privati, al contrario di quelli pubblici, stanno rischiando di perdere il posto (quando non lo hanno già perso), l’esistenza di questo benefit spagnolesco non è più tollerabile anche se sarà difficilmente eliminabile perché, in difesa dei privilegi, si ergono delle forze molto difficili da sconfiggere. Vale la pena di tentare, però.

Pierluigi Magnaschi

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