Madia sugli esuberi nelle Province: “Le Regioni li ricollochino o lo farà lo Stato”

Marcello Serra 14 Maggio 2015
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Il Governo è pronto a scendere in campo per «dare certezza di posto e stipendio» ai dipendenti delle Province, nel caso in cui le Regioni non procedessero al trasferimento di funzioni e lavoratori che su di loro ricadono, dopo la riforma Delrio. Lo annuncia il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, dopo l’allarme della Corte dei Conti sui bilanci delle Province e dopo il rischio sul pagamento delle buste paga sollevato dalla Cgil la settimana scorsa. 

C’è comunque ancora margine e ce ne sarà, visto che, ricorda Madia, «l’orizzonte che ci siamo dati per completare il percorso è la fine del 2016». Ma l’operazione, si tratta di gestire la mobilità di 20 mila lavoratori, non è risolvibile da un giorno all’altro e per questo si era fissato il termine del 31 marzo, per avere dalle stesse Province le liste sul personale in eccedenza. Elenchi che dovevano essere tracciati sulla base dello spostamento delle competenze deciso attraverso le leggi regionali. Arrivati a maggio però bisogna fare i conti con la realtà: «Abbiamo un’apertura di credito nei confronti dei territori ma se non fanno bene il loro lavoro, in ultima istanza, sappiamo che abbiamo le risorse e gli strumenti per ricollocare noi, dallo Stato, le persone», fa sapere Madia. 

I fondi, spiega il ministro, sono quelli che derivano «dal blocco di tutte le assunzioni» previsto dalla Legge di Stabilità sia per quest’anno che per il prossimo. Altra cosa è invece sostituire gli enti locali inadempienti, a riguardo Madia sottolinea come sia già online il portale, lanciato dal ministero, per gestire la mobilità delle Province, con da una parte gli elenchi di posti liberi e dall’altra degli esuberi, che dovrebbero essere un po’ meno di 20 mila tra prepensionabili e personale diretto alla futura Agenzia per l’impiego (è invece ancora da capire il destino della polizia provinciale). Ma ancora più rilevante in questo senso è il decreto che stabilirà i criteri per la mobilità nel pubblico impiego. Il provvedimento, a detta del ministro, sarebbe in fase avanzata di elaborazione. 

Rimpiazzare gli osservatori regionali, preposti a gestire i trasferimenti, rappresenterebbe quindi una svolta rispetto a quanto stabilito anche nell’ultima manovra, che affida un ruolo residuale, se non altro secondario all’amministrazione centrale. E infatti Madia chiarisce come sia «meglio» che ci pensino i territori, «a loro beneficio». Le esortazioni quindi non mancano: «stiamo dicendo alle Regioni di sbrigarsi a fare le leggi». Tuttavia, riconosce sempre il ministro, si tratta di «un’interlocuzione complessa». 

A invocare l’intervento del Governo e del Parlamento è anche l’Unione delle Province (Upi): «serve un intervento urgente, che consenta di chiudere i bilanci gestendo in equilibrio il 2015». Sulla stessa linea i sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil, che però, in una nota unitaria, conservano un profilo critico nei confronti dell’esecutivo: «Le tardive parole del ministro Madia non ci sollevano. C’è bisogno di scongiurare quella paventata catastrofe che il prelievo fiscale di un miliardo di euro da parte dello Stato, previsto dalla Legge di Stabilità, produrrà alla fine di questo mese». E concludono: «Se davvero si ha intenzione di agire, lo si faccia adesso».

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