Manager di stato con maxi-stipendi: martedì la lista sarà pubblica

Online i nomi di chi guadagna più di 305 mila euro Ma in Parlamento il limite alla retribuzione è nel mirino

Marcello Serra 18 Febbraio 2012
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La strana guerra comincia alla Camera nelle commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro, dove deputati di ogni partito avanzano obiezioni e cavilli. Prosegue nelle trincee dei lanci di agenzia, con una sequela di distinguo e di cautele. Un fuoco di sbarramento che, dalle parti del ministero per la Pubblica amministrazione e la semplificazione, definiscono «tiro al piccione». Obiettivo, non dichiarato ufficialmente, affossare o depotenziare fortemente il decreto che ha stabilito un tetto agli stipendi dei manager pagati con fondi pubblici. Tetto che, secondo diversi parlamentari (che potrebbero influire sui pareri che dovranno dare le Commissioni), sarebbe incostituzionale se applicato ai manager con contratti in corso d’essere. Intanto, entro martedì, il ministro Filippo Patroni Griffi, su richiesta delle Commissioni, renderà noto l’elenco dei manager pubblici che guadagnano oltre 300 mila euro all’anno (stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, usato come parametro).
Per Roberto Zaccaria, vicepresidente pd della Commissione Affari costituzionali, l’impianto della norma è giusto e il tetto anche. Con due eccezioni. «Il decreto prevede che alcune posizioni apicali possano essere escluse. Credo che sia giusto, per esempio per il capo della polizia. È ridicolo che ci possa essere un livellamento uguale per tutti. Va bene restringere la forbice retributive, ma non la ghigliottina». Altra eccezione, la retroattività: «Visto che si va a incidere su un trattamento retributivo in corso, è facile che si possano aprire contenzioni».
Dal ministero fanno sapere che già nella relazione di accompagnamento al decreto si escludeva di poter utilizzare la norma sulle deroghe, mutuata da leggi simili. Nessuna eccezione, dunque. Per quanto riguarda la retroattività, il governo è intenzionato ad applicare il decreto a tutti. Ma dovrà vedersela con il parere delle Commissioni. Carlo Vizzini, presidente della I Commissione del Senato, scrive un quotidiano, sarebbe per rinviare la mannaia. Non è esatto, dice: «Mi confronterò con gli altri, ma io sono per dare un parere favorevole. Se emergesse un rischio di contenziosi, lo segnalerei informalmente, ma non ho intenzione di creare difficoltà al governo».
Di fronte ai timori di annacquamento, si inalbera Maurizio Gasparri (Pdl): «È una vergogna che ci siano indebite pressioni da parte di chi riceve stipendi da nababbi». Fabrizio Cicchitto è in linea: «C’è chi vuole vanificare la norma. E invece è indispensabile un’applicazione piena, senza eccezione alcuna, e da subito, alle norme già approvate».

Alessandro Trocino

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