Se le tredicesime quest’anno verranno decurtate per la prima volta negli ultimi 20 anni del 2,2%, il pacco dono più sgradito si troverà sotto l’albero, subito dopo aver percepito la gratifica: nello stipendio di dicembre verrà effettuato il prelievo, il primo di una lunga serie, dell’addizionale regionale Irpef maggiorata, così come previsto dalla manovra salva-Italia.
Se ne sono accorti in pochi, ma quel codicillo inserito nel testo del decreto legge ora all’esame del Senato dispone d’imperio l’aumento dell’aliquota base dell’addizionale regionale Irpef dallo 0,9 all’1,23%, al quale poi ciascuna comunità potrà applicare nel 2012 nuovi rialzi.
Si tratta di non meno di 2 miliardi di euro.
La nuova tassa inserita dal governo Monti di fatto cancella gli effetti di un’altra norma una tantum (ideata dall’esecutivo Berlusconi e ratificata poi dal successivo governo) che aveva ridotto l’acconto Irpef di 3,1 miliardi di euro proprio per liberare un po’di risorse in vista delle festività.
Un corposo dossier del servizio studi della Camera spiega chiaramente da quando si applicherà questo prelievo, nascosto in un memorabile codicillo («all’articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 6 maggio 2011 n. 68 le parole «pari allo 0,9%» sono sostituite con «pari all’1,23%»): la modifica si applica dall’anno d’imposta 2011.
E trattandosi di una norma varata a inizio dicembre ed essendo già a metà mese, il calcolo è presto fatto.
Fatta la tassa, immediato il versamento.
In effetti, a pensarci bene, lo stesso Mario Monti ha più volte rimarcato che la manovra in via di approvazione era l’unico modo per pagare gli stipendi nella pubblica amministrazione.
Probabilmente, vista la tagliola innescata subito, il premier si riferiva agli stipendi già di quest’ultimo periodo dell’anno.
Una situazione da allarme rosso.
I tecnici della Camera aggiungono peraltro una considerazione che a questo punto suona come una beffa: «Tale previsione (il prelievo dell’addizionale regionale Irpef nel 2011 ndr) sembra derogare a quanto previsto dall’articolo 3 dello statuto del contribuente che sancisce il principio dell’irretroattività delle disposizioni tributarie».
In particolare, per quanto concerne i tributi periodici come le addizionali Irpef regionali e comunali, le modifiche introdotte dalla manovra dovrebbero applicarsi solo a partire dal periodo d’imposta «successivo».
Evidentemente, e questo è stato spiegato chiaramente da molti membri dell’esecutivo, l’urgenza della manovra non ha consentito di seguire la normativa in materia.
Gli italiani potranno almeno consolarsi di aver salvato dalla scure fiscale almeno la tredicesima mensilità, alla quale non si applicano le addizionali.
Ma così non si può dire.
La crisi ha colpito anche lì.
Se la bolletta energetica quest’anno sarà una stangata per le famiglie italiane, l’altra brutta notizia è proprio che il monte delle tredicesime per la prima volta in vent’anni diminuirà di 800 milioni di euro, cioè del 2,2% rispetto al 2011.
Le gratifiche di dicembre verranno mangiate per quasi l’80% da tasse, bolli, canoni e rimborso dei debiti pregressi, e nelle tasche degli italiani rimarrà poco più del 20% per regali, viaggi e risparmi.
Sono le consuete stime di Adusbef e Federconsumatori ad affondare il coltello nella piaga.
Le tredicesime, che arriveranno complessivamente a 35 miliardi di euro, sono già state in gran parte ipotecate: a bollette, rate e prestiti andranno 10,7 miliardi di euro (il 30,4% del monte totale), l’assicurazione per l’automobile si porterà via 5,6 miliardi di euro (16%), mentre per pagare i mutui bisognerà mettere da parte 5,8 miliardi di euro.
Non è però finita qui: 3,9 miliardi di euro di gratifica natalizia serviranno a pagare le tasse di auto e moto (11,4% del totale), mentre 1,9 miliardi prenderanno la via del canone Rai, che quest’anno sarà ritoccato.
Infine, 3,1 miliardi di euro serviranno a pagare i prestiti.
Dopo verrà il turno dell’addizionale regionale Irpef.
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