Giro di vite su regali, spese di rappresentanza, viaggi, consulenze e convegni. Mario Monti ha deciso un nuovo taglio ai costi della pubblica amministrazione e della politica. E l’ha fatto con la logica «del buon esempio», cominciando dalla Presidenza del consiglio dei ministri e dal ministero dell’Economia: le due strutture su cui comanda direttamente. «Non dobbiamo chiedere solo ai cittadini e alle altre amministrazioni dello Stato, ma prima di tutto alle amministrazioni che dipendono da noi», ha spiegato ai suoi collaboratori prima di diramare la circolare, diffusa mentre era in volo per gli Stati Uniti dove oggi incontrerà Barack Obama. «Vogliamo dimostrare con i fatti», ha aggiunto, «che non ci limitiamo a governare con interventi straordinari» come la manovra correttiva di dicembre, «ma che svolgiamo una corretta e buona amministrazione del quotidiano, con interventi di razionalizzazione, economicità ed efficienza» della macchina statale. Il giro di vite – che riprende e dà vigore a norme in parte già esistenti e che secondo fonti esterne a palazzo Chigi sarebbe stato deciso anche in seguito al caso delle spese giudicate eccessive del direttore dell’Agenzia del territorio Gabriella Alemanno – non riguarda solo il dicastero di via XX Settembre e la presidenza del Consiglio, si estende ai Monopoli, a tutte le Agenzie fiscali, alla Guardia di Finanza, ai dipartimenti dell’Economia. La filosofia che ispira la nuova mossa di Monti non punta tanto ai risparmi, quanto «alla moralizzazione dell’attività amministrativa». «Non è un intervento punitivo o giansenista, ma di serietà», spiegano a palazzo Chigi. Tant’è, che il premier è il primo ad adottare la nuova direttiva: ad Obama porterà in dono un’incisione del Poligrafico dello Stato, così come fece con Papa Ratzinger. «Un regalo prodotto dallo Stato e non comprato dallo Stato» con i soldi dei contribuenti. Ma cominciamo dalla stretta sui doni ricevuti dai dipendenti pubblici. «I destinatari», recita la circolare, «non accettano, per sé e per altri, beni materiali, quali regali o denaro, né beni immateriali o servizi e sconti per l’acquisto di tali beni o servizi o qualsiasi altra utilità, diretta o indiretta, da soggetti (persone, Amministrazioni, Enti, Società) in qualsiasi modo interessati dall’attività del ministero dell’Economia e della presidenza del Consiglio, che eccedano il valore di 150 euro». Ancora: «Regali di valore superiore sono restituiti, ovvero devoluti al ministero o a palazzo Chigi». Ed ecco il taglio alle spese di rappresentanza, convegni e consulenze. D’ora in poi sono vietate «spese non indispensabili e non ricollegabili in modo diretto e immediato ai fini pubblici assegnati alle singole strutture amministrative e, in linea generale, i comportamenti degli amministratori pubblici devono essere ispirati al principio di assoluta sobrietà. A questo fine occorrerà astenersi con estremo rigore dall’effettuare ogni spesa di rappresentanza. Solo in casi del tutto eccezionali, riferibili a rapporti con Autorità estere, si potranno effettuare, comunque previa espressa a u t o r i z z a z i o n e , spese di modico valore. Inoltre, è necessario evitare l’organizzazione di convegni, celebrazioni, ricorrenze e inaugurazioni. Del resto deve tenersi in debito conto che l’organizzazione e la partecipazione a tali eventi sottrae numerosi dipendenti al quotidiano impegno lavorativo». Segue postilla: «Nell’ipotesi che un’attenta valutazione del rapporto costi-benefici faccia comunque propendere per l’organizzazione dell’evento, comunque previa espressa autorizzazione, si utilizzerà di norma la giornata del sabato e si avrà cura di evitare qualsiasi spesa, anche utilizzando strutture interne all’Amministrazione».
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