Mobbing, anche la maternità è un problema

Marcello Serra 15 Febbraio 2013
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Mobbing, atteggiamenti persecutori e a volte vere e proprie molestie nei luoghi di lavoro. Gli episodi ci sono, sicuramente più di quanti ne vengano denunciati, a volte si rompe la cappa del silenzio, ma nella pratica sono però molto difficili da dimostrare. «I casi che affrontiamo nel corso di un anno si contano sulle dita di una mano ? spiega Tiziana Zaltieri, responsabile dell’ufficio vertenze della Cgil ?. Il problema è l’onere della prova, che è a carico della lavoratrice. E, nel caso del mobbing, deve essere appurato il danno dal medico del lavoro e che la causa dello stress è legata direttamente a quanto subito nel luogo di lavoro». Un risultato positivo è stato però ottenuto proprio in tempi recenti: protagonista una lavoratrice che rientrava dalla maternità, sostenuta anche economicamente dall’ufficio vertenze. In quel caso si è riusciti infatti a far riconoscere il «danno biologico» subito dalla donna. «Di solito però ? spiega Zaltieri ? si cerca di chiudere con una transazione di tipo economico». Un discorso analogo vale anche per le molestie. I casi che si presentano avvengono di solito negli studi professionali, almeno per le donne. Nel caso del mobbing, invece, a subirlo ci sono anche alcuni uomini, diversi dei quali impiegati di banca.

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