Silenzio assenso tra amministrazioni, autotutela in tempi certi e consulenze sì ma solo gratuite. Sono solo tre ma di impatto notevolissimo le norme della legge di riforma della Pa che entrano in vigore subito, cioé da venerdì prossimo. Le altre – ben 18 innovazioni – verranno attuate strada facendo, in un arco di tempo che si concluderà solo nel febbraio 2017, data di scadenza dell’ultima delega, quella per il riordino del pubblico impiego. Al dettaglio dei contenuti della riforma Madia saranno dedicate, questa settimana, le pagine dall’iniziativa «L’estate con il tuo amico Sole» (oggi a pagina 24).
Da questa settimana, quindi, cambiano i rapporti tra le pubbliche amministrazioni. Viene introdotto infatti un nuovo meccanismo per il silenzio assenso (non valido per i rapporti tra Pa e privati) sulle richieste di pareri e nullaosta di qualsiasi tipo (compreso il cosiddetto concerto sui decreti ministeriali), che diventa la regola nel dialogo tra Pa (compresi i gestori di servizi pubblici). Con tempi certi e uguali per tutti: in pratica l’amministrazione invia la richiesta di parere all’altro ente pubblico; da quando viene ricevuta, scattano 30 giorni per rispondere. Un tempo che può essere interrotto una sola volta, per integrazioni e per un massimo di altri 30 giorni. Una volta trascorsa la scadenza senza risposte, il silenzio viene appunto interpretato come un sì. Fanno eccezione le amministrazioni cosiddette sensibili (Beni culturali e Salute) e quelle di tutela ambientale, paesaggistica e culturale che hanno più tempo – 90 giorni – prima di vedere scattare il silenzio assenso (sempre solo tra Pa). Una novità che ha suscitato anche polemiche per il timore che le sovrintendenze non riescano a far fronte alle richieste neanche in tre mesi.
L’altra disposizione subito operativa è quella sull’autotutela, ovvero la possibilità riconosciuta a ogni ammnistrazione pubblica di revocare un proprio atto se si scopre che è illegittimo. Ebbene, finora l’annullamento era possibile entro «un tempo ragionevole», indicazione normativa che generava molta incertezza e discrezionalità. Da venerdì prossimo subentra una data certa, anche questa uguale per tutti: 18 mesi. Facciamo un esempio concreto: per annullare in autotutela un permesso di costruire, ad esempio, il Comune avrà 18 mesi dalla data del rilascio. Trascorsi questi, il costruttore potrà stare tranquillo. La legge Madia (la 124/2015) ripristina fin da subito anche la possibilità per le Pa di assegnare incarichi o consulenze a pensionati pubblici o privati, che era stata del tutto cancellata dal Dl 95/2012. I contratti di questo tipo sono di nuovo ammessi, ma solo a titolo gratuito.
La road map
Per tutto il resto, la riforma sarà attuata in sei tappe, a partire appunto,dall’entrata in vigore del 28 agosto (si vedano le schede qui accanto). Il secondo passaggio chiave sarà 90 giorni dopo (il prossimo 26 novembre), data entro cui deve essere pronto il cosiddetto “decreto ghigliottina” che farà pulizia delle norme rimaste inattuate dal 2011 a oggi e non più utili. Terzo appuntamento entro sei mesi (28 febbraio 2016) con la delega per snellire la macchina della trasparenza e le norme anti corruzione, che servirà anche a fare finalmente chiarezza su chi deve applicare le sanzioni agli enti che non pubblicano online le informazioni. Tappa intermedia a otto mesi, poi, per il taglio dei costi delle intercettazioni (da attuare entro aprile prossimo).
Ma il cuore della riforma Madia prenderà vita entro la prossima estate (la data limite è il 28 agosto 2016, ma alcune anticipazioni sono già allo studio). È concentrato infatti nei 12 mesi dall’entrata in vigore il maggior numero di decreti attuativi. A partire dall’(ennesima) riforma della conferenza di servizi per le opere pubbliche (che non sarà più sempre obbligatoria) fino alla cura dimagrante per le camere di Commercio, al riordino delle Forze di polizia (con il nuovo destino del corpo forestale) e al libretto unico per auto e moto. Ultima tappa fra 18 mesi con la riforma del pubblico impiego e dei meccanismi di accesso.
Per l’assetto definitivo della macchina dello Stato si rischia comunque di attendere anche oltre i 18 mesi: per tutti i decreti attuativi,infatti, il Governo avrà un ulteriore anno a disposizione per eventuali correzioni.
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