Pa, meno enti e più mobilità

Marcello Serra 23 Novembre 2011
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L’esercizio effettivo della mobilità del personale nella Pa previsto nella legge di stabilità potrebbe intrecciarsi in chiave virtuosa con la spending review. Soprattutto se la revisione di tutte le voci di spesa dei ministeri e delle amministrazioni centrali sarà davvero «rafforzata» come annunciato dal presidente del Consiglio. E soprattutto se il programma di razionalizzazione che il ministero dell’Economia insieme con gli altri ministeri dovrà presentare entro il 30 novembre conterrà anche nuove soppressioni di enti e nuovi accorpamenti. In quella prospettiva (che potrebbe essere realizzata anche ripescando il «taglia-enti» perduto quest’estate e che avrebbe soppresso agenzie ministeriali, strutture e organismi con 50-70 addetti) si attiverebbe immediatamente il vincolo della mobilità obbligatoria e della «messa a disposizione» del personale in esubero. Personale che, viceversa, con le attuali «piante organiche» risulterebbe ben al di sotto del necessario pressoché in tutti gli ambiti della Pa dopo anni e anni di blocco del turn-over. Com’è noto la manovra estiva, oltre al varo del ciclo di spending review, ha previsto nuovi risparmi proprio sul costo del personale che, nel 2014, si sarà ridotto dell’8% (300mila unità) rispetto ai livelli di inizio legislatura. I nuovi e ulteriori risparmi in termini di indebitamento netto, sono pari a 30 milioni nel 2013, l’anno del pareggio di bilancio, e salgono a 740 milioni nel 2014; tagli che il nuovo Governo sarà chiamato ora a confermare con decreti concertati tra ministero dell’Economia e, presumibilmente, la Presidenza del Consiglio, vista la mancata nomina di un ministro della Pa. Per addolcire la pillola ai dipendenti pubblici delle amministrazioni centrali l’anno prossimo potrebbe essere concesso un piccolo premio di produttività in busta paga. Le vie per farlo sono note e riassunte nell’ultima circolare emanata da Renato Brunetta prima di lasciare Palazzo Vidoni, dove sono indicati i risparmi da trasformare in «dividendo dell’efficienza». Nel menù rientrano i tagli alle spese di consulenze, relazioni pubbliche, sponsorizzazioni e dall’altra raffica di sforbiciate alla spesa pubblica imposte dall’articolo 17 della manovra 2008; seguono i tagli aggiuntivi a organi collegiali, indennità, compensi e gettoni di presenza portati dalla manovra estiva 2010 e si conclude con il 50% dei risparmi generati dai piani di razionalizzazione lanciati con la prima manovra di luglio. La quantificazione del «dividendo» da redistribuire con i criteri premiali previsti dalla riforma Brunetta vanno, tuttavia, ancora quantificati. L’alternativa cui potrebbe puntare il nuovo Governo è quella della detassazione della produttività (anche solo gli straordinari) nella Pa, un progetto più volte proposto negli ultimi due anni e sempre respinto da Giulio Tremonti per mancanza di risorse. Faro imprescindibile di tutte le possibili manovre sul pubblico impiego rimane il vincolo di bilancio, che «il più presto possibile» ha detto ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Pietro Giarda, dovrà essere fissato nella Costituzione. Il neo-ministro ha spiegato di aver preso contatto con il Senato per mettere il disegno di legge all’ordine del giorno di Palazzo Madama la prossima settimana. La presentazione del ddl che modifica l’articolo 81 della Costituzione, ha detto Giarda, «è il primo provvedimento che il Governo presenta in Parlamento per affrontare una questione di grande rilievo. Ci auguriamo – ha concluso – che la riforma sia approvata il più rapidamente possibile».

Davide Colombo

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