a) verificare che si tratti di fattispecie “quantitativamente” contenute per numero di ore (numero minimo) e numero di dipendenti coinvolti;
b) dimostrare oggettive scoperture nella propria pianta organica;
c) verificare il rispetto dei limiti generali in materia di spesa per il personale;
d) Valutare attentamente le ripercussioni e dei disagi che tale mancato incremento potrebbe provocare all’Ente e alla collettività locale di riferimento, i cui bisogni devono sempre costituire obiettivo primario dell’Ente.
Concludevano i giudici contabili come i citati incrementi di orario e non di trasformazione a tempo pieno, non erano influenzati dai limiti previsti per la ricollocazione del personale di area vasta non incidendo sugli spazi assunzionali.
A seguito del citato parere, altra magistratura contabile è tornata sulla questione con una visione diversa della questione, in risposta alla domanda posta da un comune circa la possibilità di incrementare l’orario di alcuni dipendenti, a fronte della cessazione di altra figura professionale, senza dare luogo alla trasformazione del rapporto a tempo pieno, fino alla concorrenza dei risparmi di spesa conseguiti per effetto della cessazione.
LA POSIZIONE DEI GIUDICI CONTABILI
La Corte dei conti, Sezione regionale di controllo per la Basilicata, con la deliberazione 15/12/2016 n.51 pur confermando la tesi della magistratura contabile fin qui esposta, rileva alcuni principi ulteriori di cui tenere conto.
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