Dopo aver annunciato via Twitter 4.028 eccedenze martedì scorso tra il personale non dirigenziale (per un risparmio di 342 milioni) e poco meno di 500 unità tra i dirigenti (per 50 milioni di risparmi), il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, ieri ha detto che, «a spanne», il numero potrebbe salire di altre 2 mila unità.
Un aggiornamento che ha messo in allarme i sindacati, che chiedono prima di tutto di essere convocati e poi che il numero venga comunicato una volta definitivo, evitando un inutile stillicidio attraverso gli organi d’informazione.
Patroni Griffi ieri ha spiegato in un’intervista radiofonica che «i numeri definitivi delle persone in carne e ossa che verranno messe in mobilità li avremo a dicembre» aggiungendo poi che «il numero di 4.028 è destinato ad aumentare perché alcune amministrazioni non hanno ancora conteggiato le eccedenze.
È difficile dire esattamente quanti saranno – ha quindi concluso -, a spanne potrei dire altri 2 mila ma non è ancora un numero seriamente dato».
All’appello, tra i ministeri, mancherebbero gli Interni, la Giustizia e gli Esteri.
E poi c’è il nodo dell’Inps che, oltre a dover applicare la direttiva sui tagli, deve anche procedere all’accorpamento con Inpdap e Enpals.
Una situazione che ha fatto insorgere il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, che si è opposto all’idea di tagliare 3-4 mila dipendenti, visto che in quattro anni le risorse sono già diminuite da 33 mila a meno di 26 mila.
Patroni Griffi ha spiegato che l’operazione in atto ha i suoi tempi e che per ora sono stati individuati 4 mila posti in più rispetto alle dotazioni organiche che daranno luogo poi ai pensionamenti ordinari, agli spostamenti e poi agli esuberi in senso tecnico, «dove scatta la mobilità obbligatoria per due anni e solo dopo possono scattare i licenziamenti».
«Se quella del Governo è una strategia per gettare nel panico i lavoratori, dobbiamo ammettere che è molto efficace.
Obiettivo raggiunto» è stato il commento ironico di Rossana Dettori, segretario della Cgil Funzione pubblica.
«Il ministro – ha aggiunto – assuma un atteggiamento più coerente, comunichi i numeri degli esuberi solo quando sarà in grado di fornire un quadro definitivo e credibile, ma soprattutto apra un confronto: il vero assente in questa vicenda, ricercando soluzioni condivise con le organizzazioni sindacali.
Questo pressappochismo genera ansia e non ha nulla di tecnico.
Mostra invece un atteggiamento superficiale – conclude la sindacalista – evitabile quando si parla del lavoro e della vita di migliaia di persone».
Al momento l’unico confronto previsto a palazzo Vidoni è fissato per mercoledì prossimo, ma riguarda i precari.
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