Pur cercando di rassicurare i sindacati, nell’incontro dedicato al provvedimento sulla spending review , il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi deve tuttavia fare un’ammissione: «Non posso escludere licenziamenti, anche se il percorso che si apre non avrà nulla di traumatico, a differenza di quanto avviene in Paesi a noi vicini», come Grecia, Spagna e Portogallo.
Una posizione, quella di Patroni Griffi, che è sostanzialmente interlocutoria.
Non esclude i licenziamenti, ma farà di tutto per evitarli.
Del resto, il ministro aveva già frenato la collega del lavoro, Elsa Fornero, che tempo fa aveva invece sollecitato norme per rendere licenziabili anche i dipendenti pubblici, evitando così disparità di trattamento con il settore privato.
Una volta definite le piante organiche entro il 31 ottobre, ha chiarito Patroni Griffi ai sindacati, si vedrà se e come intervenire.
Gli strumenti a disposizione sono diversi, e vanno dai trasferimenti da un ufficio all’altro fino al pensionamento (per chi ha i requisiti), oppure alla mobilità biennale all’80% dello stipendio.
Il ministro ha inoltre confermato che non sono previsti tagli alle tredicesime dei dipendenti pubblici.
I commenti dei sindacati sono generalmente negativi, ma sulla risposta alla linea del governo si registra una spaccatura.
Cgil e Uil restano sulle barricate e confermano per il 28 settembre lo sciopero generale dei dipendenti della Pubblica amministrazione, degli Enti locali e della sanità.
Anche l’Ugl aderirà alla protesta.
Non sarà però uno sciopero unitario.
All’appello dello sciopero non risponde, infatti, la Cisl, il sindacato forse più rappresentativo nel pubblico impiego.
Il segretario confederale Gianni Baretta, pur confermando il giudizio negativo sulla spending review , ribadisce che la Cisl non parteciperà alla sciopero con gli altri sindacati, perché intende affrontare col governo tutti i temi in discussione.
Baretta è anche certo che alla fine della ricognizione sulle piante organiche non ci saranno eccedenze di personale: «Siamo convinti – spiega che le amministrazioni centrali avranno margini per assorbire i lavoratori dalle altre amministrazioni».
Un nuovo incontro col governo è fissato per settembre.
Intanto il decreto sulla revisione della spesa si avvia velocemente all’approvazione.
Nella serata di ieri il governo ha presentato all’Aula del Senato il testo del maxiemendamento su cui si voterà la fiducia chiesta in serata dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Piero Giarda.
Il voto avrà luogo stamattina, con inizio intorno alle 10 e 30.
Il grosso delle norme resta quello approvato alla commissione Bilancio, con alcune modifiche riguardo ai tagli alla sanità.
Non cambia la stretta sui farmaci griffati, ma il medico di famiglia è obbligato a indicare sulla ricetta il principio attivo.
Avrà facoltà anche di indicare il nome di un farmaco, ma in questo caso dovrà giustificare la scelta con una motivazione scritta e l’indicazione è vincolante per il farmacista.
Una novità che fa scoppiare un altro scontro tra i camici bianchi, che si sentono espropriati della facoltà di scelta e lesi nella professionalità, e Federfarma, che ha espresso non pochi dubbi.
Infine è previsto il blocco delle tasse universitarie per tre anni per gli studenti in corso con un reddito familiare Isee medio o basso.
Dopo il «sì» del Senato, il maxi-emendamento si trasferirà alla Camera.
Anche a Montecitorio è prevista una rapidissima approvazione, entro metà della prossima settimana.
Nello stesso tempo dovrebbe ottenere il via libera parlamentare anche il decreto sviluppo.
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