Pc e cellulari aziendali controllati: come funziona il Grande Fratello e cosa cambia col Jobs Act

I dipendenti vanno avvisati: multa per chi viola le regole. Leggere posta elettronica e Sms continua a essere vietato, e la telecamera si usa solo per ragioni di sicurezza. Ma si possono tracciare gli spostamenti

Marcello Serra 18 Giugno 2015
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Cosa prevedono le nuove norme sul controllo a distanza?  

Con l’entrata in vigore delle nuove norme le aziende potranno controllare computer, smartphone e telefoni cellulari assegnati per ragioni di lavoro ai dipendenti senza il via libera delle organizzazioni sindacali. 

Quali tutele vengono riconosciute ai lavoratori?  

Innanzitutto il rispetto delle norme generali sulla privacy, che non possono ovviamente essere violate. Quindi è fatto obbligo alle imprese di informare dettagliatamente i propri dipendenti delle caratteristiche dei vari apparecchi, la possibilità di effettuare controlli anche a distanza, compresa la geolocalizzazione, e di fissare eventuali limiti al loro utilizzo.

E cosa rischiano invece?  

In caso di violazione delle norme fissate dalle aziende i dipendenti sono ovviamente passibili di sanzioni disciplinari. 

 

Come possono fare le aziende con i dati ricavati dai controlli?  

Questi dati possono essere utilizzati per «ogni fine connesso al rapporto di lavoro, purché sia data al lavoratore adeguata informazione».  

 

Cosa prevedono le norme sulla privacy?  

In questo campo le norme stilate dal Garante derivano direttamente dallo Statuto dei lavoratori che vietava tassativamente i controlli a distanza (art. 4) indagini sulle opinioni dei dipendenti (art. 8) per individuarne orientamento politico, sindacale, religioso, stato di salute, ecc. Alla luce delle correzioni introdotte col Jobs act è però possibile che in futuro alcune delle norme generali vadano riviste. 

 

E’ possibile controllare le mail dei dipendenti?  

I datori di lavoro non possono controllare la posta elettronica e la navigazione in Internet dei dipendenti, se non in casi eccezionali. In base alle disposizione del Garante della privacy che risalgono al 2007 spetta al datore di lavoro definire le modalità d’uso di tali strumenti sempre tenendo conto dei diritti dei lavoratori e della disciplina in tema di relazioni sindacali. L’Autorità prescrive innanzitutto di informare in modo dettagliato i lavoratori sulle modalità di utilizzo di Internet e della posta elettronica e sulla possibilità che vengano effettuati controlli. E vieta la lettura e la registrazione sistematica delle e-mail così come il monitoraggio sistematico delle pagine web visualizzate suggerendo di individuare preventivamente i siti considerati correlati o meno con la prestazione lavorativa e l’utilizzo di filtri che prevengano l’accesso a determinati siti o il download di file video o musicali.  

 

Un lavoratore può essere geolocalizzato?  

Sì, ma solo dietro precise garanzie, ha già sancito il Garante della privacy lo scorso novembre autorizzando in questo senso due società telefoniche che intendevano utilizzare una apposita applicazione installata sugli smartphone per migliorare gestione e tempestività degli interventi tecnici. Come? Configurando il sistema in modo tale che sullo schermo dello smartphone compaia sempre, ben visibile, un’icona che indica ai dipendenti che la funzione di localizzazione è attiva. E impedendo l’accesso ad altri dati come sms, mail e traffico telefonico.  

 

Che uso si può fare delle telecamere?  

Si possono utilizzare solo ai fini organizzativi o per ragioni di sicurezza, non per il controllo delle presenze. Ma rispetto alla normativa anche in questo caso non serve più l’accordo coi sindacati.  

 

Quando entreranno in vigore le nuove regole?  

Tra qualche mese, dopo che il governo avrà acquisto il parere del Parlamento.

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