Dopo i tentennamenti nelle dichiarazioni dei giorni scorsi (la riforma si applica a tutti, anzi no), il comunicato finale del Consiglio dei ministri chiarisce che «con riguardo al settore del lavoro pubblico, eventuali adeguamenti» verranno «demandati a successive fasi di confronto».
Un confronto appunto già avviato dal ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, che prevede escano per la metà di aprile le prime proposte dal tavolo avviato con sindacati e datori di lavoro pubblici (inclusi comuni, province e regioni), su temi come contrattazione, riorganizzazione della Pubblica amministrazione e ingresso al lavoro e mobilità.
«Occorrerà guardare sul piano giuridico le analogie e le differenze e le eventuali convergenze tra settore pubblico e privato e cercare di creare, con questi vincoli, un’area comune compatibilmente con i vincoli costituzionali che abbiamo», spiega il ministro.
Nei giorni scorsi si è parlato del rischio che l’esclusione dalle nuove norme dei lavoratori pubblici (coperti dall’articolo 18 da quando la legge 165 del 2001, il Testo unico del lavoro pubblico, ha “assimilato” lo Statuto dei lavoratori) possa essere incostituzionale: «La realtà – entra nel merito Patroni Griffi – è che i problemi costituzionali sono relativi a parità integrale di situazione».
E, al momento, «nonostante un avvicinamento», le situazioni «sono regolate ancora in maniera diversa: ci sono forme di licenziamento nel pubblico che non ci sono nel privato e viceversa».
Per esempio, la riforma Brunetta del 2009 ha introdotto varie fattispecie che giustificano il licenziamento disciplinare, dall’assenza ingiustificata per più di tre giorni al fatto di timbrare il cartellino e poi assentarsi.
Mentre, valuta la segretaria generale della Fp-Cgil Rossana Dettori, immaginare il licenziamento economico in ambito statale «equivale a dichiarare la bancarotta dello Stato».
Ancora, sottolinea il ministro Patroni Griffi, «esiste nel privato un meccanismo di ammortizzatori sociali in uscita che non è applicabile al pubblico dove c’è un sistema di mobilità rafforzato dall’ultima legislazione».
Favorevole all’applicazione della riforma «anche ai lavoratori pubblici» è il nuovo leader designato di Confindustria Giorgio Squinzi.
La discussione, per loro, è ancora tutta da fare.
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