La soluzione all’emergenza- Province potrebbe arrivare da una serie di prepensionamenti a cascata. Negli enti di area vasta, innanzitutto, che potrebbero collocare a riposo con i requisiti pre-Fornero tutti gli addetti risultati in esubero dopo lo svuotamento delle funzioni provinciali previsto dalla legge Delrio. Ma anche nelle Regioni e nelle partecipate regionali coinvolte nel travaso di personale. A prevederlo è una bozza di emendamento che il Governo ha messo a punto nei giorni scorsi e che è stato inviato, per conoscenza, ai presidenti regionali. Per sapere con quale esito bisognerà attendere la riunione odierna a Palazzo Chigi sulle modifiche alla manovra da introdurre al Senato. Riprendendo in parte quanto previsto da una proposta di modifica che sembrava sul punto di essere depositata alla Camera (su cui si veda Il Sole 24 Ore del 29 novembre) salvo poi essere rinviata a tempi migliori, l’Esecutivo consentirebbe a Province e Città metropolitane di pre-pensionare tutti coloro che matureranno entro il 31 dicembre 2018 i requisiti pensionistici ante riforma Fornero. Estendendo poi la stessa facoltà alle Regioni e agli enti strumentali che potrebbero così creare i vuoti d’organico necessari ad accogliere, insieme alle funzioni di derivazione provinciale, anche i dipendenti che saranno chiamati a svolgerle. Rispetto a quel testo scomparirebbe invece la quantificazione <i>ex lege</i> dei dipendenti in soprannumero che era stata fissata al 50% nelle province e al 30% nelle Città metropolitane. Ma quali sono i numeri in gioco nei 107 enti di secondo livello interessati dal riordino? Nel 2013 secondo i numeri su cui stanno ragionando i tecnici e che dovrebbero essere confermati a giorni dal Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, sono 52mila i dipendenti con contratto a tempo indeterminato. Di questi, circa 13mila verrebbero confermati sulle nuove funzioni fondamentali attribuite ai futuri enti riformati (ambiente, viabilità ed edilizia scolastica), altri 12-3mila andrebbero alle 10 città metropolitane, 5/6mila verrebbero confermati su funzioni trasversali di tipo amministrativo e tecnico, mentre altri 8mila addetti dei Centri per l’impiego resterebbero a questa funzione con trasferimento o regionale o nazionale a seconda della configurazione che avrà la futura Agenzia nazionale per l’occupazione prevista dal Jobs Act. Resterebbero dunque da ricollocare, appunto, 12/13mila persone che, stando alla lettera della legge 56 e agli accordi successivi con le Regioni e i sindacati, non possono essere tecnicamente definiti come esuberi, ma che di fatto lo diventano. Per la gestione di queste eccedenze – al netto della mobilità che comunque ci sarà e che il ministro Marianna Madia considera come un “banco di prova” per quella dell’intera Pa prevista nel Dl 90 – ecco spuntare, come detto, l’estensione dei pensionamenti via vecchi requisiti pre-Fornero, quelli indicati nel Dl 95/2012 e tutt’ora in vigore.Altro nodo tutto da affrontare riguarda infine il personale delle società controllate dalla vecchie Province. Qui numeri ufficiali non esistono, ma fonti sindacali molto quotate parlano di altri 50mila addetti. Che fine faranno? È molto probabile che la partita sarà giocata su un altro campo: quello della razionalizzazione, appunto, delle medesime partecipate. Un cantiere che si aprirà dopo la nascita delle Province 2.0 che, secondo la legge Delrio, scatterà il 1 gennaio prossimo.
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