Procedimento disciplinare e principio del ne bis in idem per gli statali

11 Aprile 2024
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La Corte di Cassazione, (Sez. Lav.), con la sentenza del 3 aprile 2024 n. 8745 ribadisce il principio consolidato secondo cui il potere disciplinare nel rapporto di lavoro non può essere esercitato più volte per lo stesso fatto, anche se la prima sanzione è di entità minore rispetto a quella successiva. Questo principio si applica anche nel caso in cui siano emerse nuove circostanze, compresa una condanna penale successiva. Tuttavia, l’annullamento della prima sanzione per motivi procedurali o formali è un’eccezione a questa regola, a condizione che non siano state commesse altre violazioni da parte del datore di lavoro.

Il principio del ne bis in idem

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha stabilito, nella sentenza del 4 marzo 2014 nel caso Grande Stevens ed altri contro Italia, che il divieto di “ne bis in idem” (cioè di essere giudicato due volte per lo stesso fatto) si applica a tutti i rami del diritto. Pertanto, il potere disciplinare non può sanzionare più volte la stessa condotta a seguito di una diversa valutazione o qualificazione giuridica.

Per applicare il principio del “ne bis in idem”, è necessario considerare l’identità sostanziale dei fatti oggetto dei diversi procedimenti, indipendentemente dalla qualificazione giuridica attribuita a tali fatti dall’organo giudiziario che li ha valutati. In altre parole, se i fatti sono gli stessi, anche se vengono valutati in modo diverso, non è possibile infliggere sanzioni ripetute.

Questa sentenza della Cassazione è importante perché ribadisce un principio fondamentale nel diritto del lavoro, ovvero che il datore di lavoro non può sanzionare più volte un dipendente per lo stesso fatto. Anche se la prima sanzione è di entità minore rispetto a quella successiva, il principio del “ne bis in idem” impedisce l’applicazione di sanzioni ripetute.

La CEDU ha sottolineato che il divieto di “ne bis in idem” si applica a tutti i rami del diritto, compreso il diritto del lavoro. Questo significa che il potere disciplinare nel rapporto di lavoro non può sanzionare più volte la stessa condotta a seguito di una diversa valutazione o qualificazione giuridica.

Per applicare correttamente il principio del “ne bis in idem”, è necessario considerare l’identità sostanziale dei fatti oggetto dei diversi procedimenti. Questo significa che, anche se i fatti vengono valutati in modo diverso da diversi organi giudiziari, se sono gli stessi fatti, non è possibile infliggere sanzioni ripetute.

Tuttavia, è importante notare che l’annullamento della prima sanzione per motivi procedurali o formali è un’eccezione a questa regola. In questo caso, se non sono state commesse altre violazioni da parte del datore di lavoro, è possibile infliggere una nuova sanzione per lo stesso fatto.

In conclusione, la sentenza della Cassazione ribadisce il principio del “ne bis in idem” in materia giuslavoristica, sottolineando che il potere disciplinare non può sanzionare più volte la stessa condotta. Questo principio è stato confermato anche dalla CEDU, che ha stabilito che il divieto di “ne bis in idem” si applica a tutti i rami del diritto. Tuttavia, è importante considerare l’identità sostanziale dei fatti oggetto dei diversi procedimenti e tenere conto delle eccezioni, come l’annullamento della prima sanzione per motivi procedurali o formali.

 

Redazione Il Personale

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