Per il personale delle province si preparano ondate di licenziamenti e mobilità. Lo prevedono gli emendamenti al disegno di legge di stabilità che il governo ha presentato all’Unione delle province italiane (e che confermano le anticipazioni pubblicate su ItaliaOggi di ieri e del 21 novembre). La riforma Delrio era stata presentata come «indolore» per i 56 mila dipendenti provinciali e i sindacati, con un protocollo di intesa del novembre 2013 (saggiamente non sottoscritto dall’Upi), avevano dato credito alle indicazioni del governo. I fatti stanno portando a risultati totalmente opposti. Tutto questo, però, non è causato tanto dalla legge 56/2014, quanto, piuttosto, dal disegno di legge di stabilità 2015. Infatti, la legge Delrio prevede che i dipendenti provinciali passino a regioni e comuni insieme con le funzioni trasferite, addossando alle province il compito di trasferire anche le risorse per finanziare i loro stipendi. La legge di stabilità 2015 rompe questo già precarissimo e caotico equilibrio, perché apporta aggravi di spesa alle province del tutto insostenibili, che non consentono né di finanziare interamente le funzioni fondamentali (quelle da non trasferire ad altri enti), né di trasferire la spesa del personale agli enti destinatari delle funzioni non fondamentali. Gli emendamenti del governo alla legge di stabilità, di fatto, azzerano i meccanismi della legge Delrio e disegnano un percorso a tappe molto più accidentato, che non esclude alla fine misure draconiane. Dotazioni. In primo luogo, si prevede il taglio drastico delle dotazioni organiche: del 30% per le città metropolitane, del 50% per le province, rispetto alla spesa del personale di ruolo alla data dell’8 aprile 2014 (si veda ItaliaOggi di ieri). È il viatico agli esuberi. Pensionamenti agevolati. Quasi la metà dei 56 mila dipendenti provinciali si troveranno in soprannumero. Per quelli vicini alla pensione si applicherà l’articolo 2, comma 11, del dl 95/2012, la spending review di Monti. Ma ci sarà una proroga dal 2016 al 2018 per il pensionamento anticipato di coloro che maturano entro quella data i requisiti pensionistici con i criteri ante Fornero. Le province dovranno porre questi dipendenti in disponibilità, anche per 48 mesi, per poi giungere alla risoluzione del rapporto di lavoro. Nelle more della maturazione dei requisiti pensionistici, il personale interessato sarà considerato in soprannumero. Mobilità obbligatoria. Gli altri dipendenti provinciali addetti alle funzioni non fondamentali che non matureranno la pensione entro il 2018 debbono prepararsi a percorsi estremamente complessi. Saranno ricollocati prioritariamente con la mobilità «obbligatoria» prevista dall’articolo 30, comma 2, del dlgs 165/2001, entro 60 giorni dalla vigenza della legge di stabilità, in base ad analisi del Sose. In questo caso, si applicherebbe il meccanismo della Delrio, secondo il quale il personale manterrebbe la propria retribuzione, finanziata dalle province stesse (con quali risorse?). Regioni e comuni. Laddove non tutto il personale fosse trasferito mediante la mobilità obbligatoria, regioni e comuni, dopo aver prioritariamente assunto i vincitori dei concorsi ancora in attesa, dovranno prendersi in corpo i dipendenti provinciali. Allo scopo, destineranno la percentuale di spesa per il personale derivante dalle cessazioni del 2014 e 2015 residuante dopo le assunzioni dei vincitori dei concorsi. La proposta del governo intende escludere le assunzioni dei dipendenti provinciali da ricollocare dal computo dei tetti alle spese di personale previsti dalla normativa vigente. Amministrazioni statali. Gli emendamenti vogliono coinvolgere anche le amministrazioni statali nel riassorbimento dei dipendenti provinciali in esubero. Le amministrazioni statali dovranno comunicare i posti disponibili nel rispetto dei vincoli finanziari alle assunzioni. In via prioritaria, si copriranno i posti vacanti presso gli uffici giudiziari. Si potrà prescindere dall’acquisizione dalle province del 50% di cofinanziamento all’esiguo fondo (30 milioni) previsto dalla riforma Madia per favorire la mobilità del personale. Licenziamenti. Resta aperta comunque la possibilità che parte non piccola del personale provinciale non trovi ricollocazione, anche alla fine del percorso sintetizzato sopra. In questo caso, gli emendamenti del governo prevedono che i dipendenti rimasti col cerino in mano siano utilizzati con forme di contratto a tempo parziale o direttamente messi in disponibilità, ai fini del successivo licenziamento nei successivi 24 mesi, ai sensi dell’articolo 33 del dlgs 165/2001.
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