Province, il taglio alla spesa blocca le funzioni delegate

Parte dei consumi intermedi è finanziata da trasferimenti regionali

Marcello Serra 20 Luglio 2012
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Il taglio imposto alle province dal dl 95/2012 (500 milioni nel 2012 e 1 miliardo nel 2013) per limitare la spesa sui consumi intermedi impedisce l’espletamento delle funzioni assegnate loro dalle regioni.Il decreto sulla spending review, come da molti già sottolineato, è fortemente basato sul criterio dei tagli lineari, piuttosto che della riqualificazione selettiva della spesa. L’intervento finanziario sulle province ne è lampante testimonianza. Il governo non ha individuato tipologie di spesa da considerare improduttiva, ma ha semplicemente fissato a priori una cifra da tagliare, lasciando loro il compito di ridurre conseguentemente i consumi intermedi.Il taglio finisce per essere, a regime, estremamente elevato, tra il 10 e il 15% dei bilanci provinciali, secondo le stime dell’Upi. Ma, poiché va operato sui consumi intermedi, cioè essenzialmente su acquisizioni di beni e servizi (utenze, appalti, servizi) l’incidenza risulta decisamente più ampia, tale da impedire sostanzialmente la gran parte della spesa.Da qui il paradosso. Per determinare il volume dei consumi intermedi, i tecnici del governo si sono limitati a guardare i codici Siope della spesa e i conti consuntivi, concentrando l’attenzione sui pagamenti. Non si è fatto, dunque, riferimento alcuno alla fonte di provenienza delle risorse sulla base delle quali i pagamenti sono stati effettuati. Ma, una parte piuttosto rilevante delle spese per consumi intermedi delle province trova i suoi finanziamenti non solo da trasferimenti dello stato, ma anche da quelli regionali, che finanziano le funzioni amministrative conferite dalle regioni alle province in applicazione del dlgs 112/2001, dalla formazione professionale al commercio, dall’urbanistica all’agricoltura, dalla programmazione dell’istruzione superiore al turismo.Si tratta di somme caratterizzate dal cosiddetto vincolo di destinazione. Le province, cioè, non acquisiscono le risorse regionali ai propri bilanci, in modo che esse concorrano a formare in modo indifferenziato la parte attiva delle entrate. I trasferimenti regionali connessi alle funzioni amministrative conferite vanno necessariamente, invece, destinati allo svolgimento delle funzioni stesse.Il taglio alle spese per consumi intermedi disposto dalla spending review finisce, dunque, per coinvolgere attività e connesse spese che le province sono chiamate a realizzare sulla base di leggi nazionali e statali.La conseguenza cui si potrebbe giungere non è solo quella già messa in evidenza dall’Upi, cioè il blocco delle funzioni e dell’erogazione dei servizi (l’impossibilità di predisporre i corsi di formazione professionale o di realizzare le attività di promozione e accoglienza turistica, per esempio), ma anche finanziaria. Le regioni continuerebbero a trasferire le risorse connesse alle competenze conferite alle province, senza che queste siano legittimate a spenderle.Insomma, si finisce per creare un cortocircuito finanziario, che andrebbe evitato o negoziando tra stato, regioni e province la ridefinizione dei parametri per i finanziamenti delle funzioni attribuite dalle regioni alle province, oppure escludendo dal taglio i trasferimenti regionali.In ogni caso, se il dl 95/2012 non dovesse essere modificato in questa parte, di fatto le province finirebbero per non poter esercitare più moltissime loro funzioni, senza nemmeno dover attendere i dpcm finalizzati a sottrarre loro le competenze fin qui svolte.

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