Mobilità sì, ma con giudizio. Per non mettere a rischio il limite dei 50 chilometri fissato lo scorso anno (articolo 4, comma 2 del Dl 90/2014), il decreto sui «criteri generali» per la mobilità, pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale, apre una fitta rete di “corsie preferenziali”, destinate a tutelare le categorie deboli e, più in generale, la vicinanza territoriale fra il vecchio e il nuovo posto. Prima di tutto, ovviamente, la questione riguarda gli “esuberi” delle Province, perché il provvedimento rappresenta l’ultimo (e più importante) tassello per provare ad attuare la riforma. Più scoperto è il versante regionale, perché 9 Regioni su 15 a Statuto ordinario non hanno ancora approvato il riordino delle funzioni.
In ogni caso, il decreto della Funzione pubblica fissa una doppia griglia di “priorità”, individuali e generali. Prima di tutto, chi oggi lavora nelle Città metropolitane capoluogo di Regione hanno la preferenza nei posti collocati nella stessa città. Un’altra precedenza è riconosciuta ai portatori di handicap grave (lo impone del resto l’articolo 21 della legge 104/1992) e ai lavoratori che assistono parenti portatori di handicap, mentre una quarta riguarda chi ha figli con meno di tre anni. Il Portale nazionale della mobilità tratterà queste precedenze in ordine di priorità (la più importante, quindi, è quella territoriale), e a parità di condizioni saranno determinanti il numero di famigliari a carico e l’età anagrafica.
Tra i criteri generali, invece, il primo parametro è quello del personale in distacco o in comando, chiamato a dire «sì» al trasferimento definitivo, e due corsie ad hoc sono previste per la Polizia provinciale (destinata in parte a essere assorbita negli organici comunali, previa espressione della preferenza per il mantenimento della funzione) e per i dipendenti impegnati nella gestione dell’Albo degli autotrasportatori, che dovrebbero essere indirizzati al ministero delle Infrastrutture (sul passaggio dei centri per l’impiego, invece, si farà il punto oggi in Stato-Regioni). Per il resto del personale si guarderà all’inquadramento, alla categoria e, «possibilmente», alle funzioni svolte.
Funzionerà tutto l’impianto? Forti dubbi sono stati espressi ieri dai sindacati, che parlano di «rischio caos». Forte preoccupazione si respira anche negli stessi enti di area vasta, alle prese con bilanci all’osso e una spesa di personale che, se tutto andasse per il meglio, comincerebbe a ridursi solo dalla prossima primavera.
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