Province in affanno. Il rinvio di un anno dell’attuazione del riordino abbozzato dalle leggi 214/2011 e 135/2012 ripropone, nuovamente, scenari piuttosto complicati per la gestione e, soprattutto, la programmazione delle attività di questi enti. Specie se si aggiunge il vero ed unico elemento che fin qui potrebbe portare alla loro soppressione di fatto, se non di diritto: il taglio ai fondi di circa 2 miliardi a regime a partire dal 2013. Ancora una volta, per il 2013, vista la situazione di incertezza sulla sorte delle province, in merito alla loro estensione e alle funzioni e competenze da svolgere, la programmazione di lungo respiro risulterà più di forma che di sostanza. Le relazioni previsionali e programmatiche, i bilanci triennali, i programmi triennali delle opere pubbliche, così come anche ogni altro genere di programmazione, ivi compresa quella per la razionalizzazione dei costi, risultano per forza di cose poco credibili e fondati. Manca del tutto uno scenario operativo che consenta realmente alle province di gettare uno sguardo oltre la gestione corrente. Ciò impone, come per il 2012, estrema prudenza nell’approvare progetti, come quelli finanziati dal fondo sociale europeo o di altro genere, in quanto si sa quando partono, ma non risulta chiaro chi e come, fra uno o due anni, potrebbe assumersi le responsabilità della rendicontazione.Le incertezze sull’eventuale soppressione ed accorpamento di alcune province, poi, ma soprattutto dell’allocazione delle funzioni e competenze rendono estremamente delicata la scelta di attivare contratti di lavori, servizi e forniture di durata pluriennale. Quanto meno, occorrerà introdurre clausole cautelative in merito a possibili risoluzioni anticipate dei contratti o a possibili nuove regole operative, conseguenti agli accorpamenti. Nel 2013, le province oltre a scontare gli effetti del prolungamento della condizione di incertezza, non possono nemmeno investire nella gestione, visto che si prolungherà il blocco totale ed assoluto delle assunzioni a tempo indeterminato imposto dalla legge 135/2012. In più, i fortissimi tagli ai trasferimenti statali completano un quadro molto complicato, nel quale nei fatti gli enti agiscono come fossero in condizione di smobilitazione, visto che nemmeno gli organi di governo, destinati a non essere rinnovati, avranno troppo mordente nel chiudere un programma di mandato la cui realizzazione non avrà alcun rilievo ai fini della possibile loro rielezione.
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