Province, spunta la proroga per trasferire le funzioni

Marcello Serra 20 Novembre 2014
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Prove generali per rimediare ai tagli della legge di Stabilità che mettono a rischio l’applicazione della legge Delrio. In commissione bilancio alla camera sono stati dichiarati ammissibili, supportati da parlamentari di maggioranza e opposizione, una serie di emendamenti che tentano di rimediare in qualche modo agli errori commessi, in particolare sui tempi e modi di attuazione della riforma, sul personale e sulle conseguenze finanziarie. La legge 56/2014 aveva ipotizzato che tutto il personale provinciale addetto alle funzioni non fondamentali, da trasferire a regioni o province, transitasse insieme con le funzioni medesime. L’evoluzione dell’attuazione della norma e, soprattutto, i tagli imposti dalla legge di stabilità, rendono questa previsione difficile da attuare, come dimostra il continuo riferimento del governo ad «esuberi» che, invece, non dovrebbero esservi. Allo scopo, allora, di incentivare la mobilità volontaria dei dipendenti provinciali verso altre amministrazioni, anche prescindendo dal processo di riordino, un emendamento prevede in deroga all’articolo 3 del dl 90/2014, il totale blocco delle assunzioni a tempo indeterminato per tutte le amministrazioni pubbliche, fino al 31 dicembre 2015. L’emendamento impone al dipartimento della funzione pubblica di mettere in opera entro 30 giorni dalla vigenza della legge di stabilità il finora vanamente atteso portale, nel quale pubblicare le disponibilità di personale delle amministrazioni, così da permettere ai 56 mila dipendenti provinciali di ricollocarsi. Nello stesso tempo, l’emendamento autorizza le province a risolvere unilateralmente i rapporti di lavoro con i dipendenti in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che li farebbero andare in pensione entro il 31 dicembre 2016, applicando i requisiti pensionistici ante riforma Fornero. Altra conseguenza nefasta della legge di stabilità è il dazio di 1 miliardo chiesto nel 2015 alle province, che sale a 2 miliardi nel 2016 e 3 nel 2017. Nonostante le dichiarazioni tranquillizzanti del governo, ciò oltre a non consentire alle province di finanziare nemmeno le funzioni fondamentali che resterebbero, le porta inevitabilmente al dissesto. Perciò, un emendamento estende anche alle province l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato in conseguenza di misure di riduzione dei servizi di oltre il 20%, oggi riservato solo ai comuni. In modo irrealisticamente ottimista, la legge 56/2014 aveva dato tempo alle regioni entro ottobre 2014 per riordinare le funzioni. Già in estate era apparso chiaro che la scadenza fosse totalmente irraggiungibile. Infatti, con l’intesa stato-regioni dell’11 settembre, la si era di fatto rinviata al 31 dicembre 2014. Ma, le regioni sono ancora molto indietro nell’attuazione della riforma, anche perchè ben poco intenzionate ad assumersi l’onere di gestire le funzioni provinciali (si veda ItaliaOggi del 18/11/2014). Gli emendamenti proposti prendono atto di questo e spostano al 28 febbraio 2015 il termine entro il quale le regioni dovranno, con legge (si indica finalmente con chiarezza) dovranno definire le funzioni provinciali da trasferire. Se i tagli previsti per le province le portano al dissesto, figurarsi se è per esse possibile rispettare il patto di stabilità. Allo scopo, allora, gli emendamenti prevedono di escludere dai saldi le spese da destinare all’edilizia scolastica, entro un tetto di 150 milioni (oggettivamente insufficiente). Si prevede anche che laddove i comuni non utilizzino del tutto i propri spazi di intervento in edilizia scolastica esclusi dal patto di stabilità, i residui possano essere destinati a incrementare gli spazi di intervento delle province.

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