Pubblico impiego, il tribunale Parma contro il blocco dei contratti

Confsal Unsa: nuova condanna per il Governo a rimborsare le spese

21 Marzo 2016
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Arriva un’altra pronuncia contro il blocco della contrattazione nel pubblico impiego. Il sindacato Confsal Unsa, infatti, fa sapere che il Tribunale di Parma, con sentenza depositata il 17 marzo, ha riconosciuto “l’illegittimità del regime di sospensione della contrattazione collettiva a partire dal 30 luglio 2015 nei limiti e nei termini della sentenza della Corte Costituzionale”.

Inoltre, sempre stando alla sentenza diffusa dal sindacato, il giudice “condanna il ministero della Giustizia, in persona del Ministro pro tempore, al pagamento dei compensi di lite, liquidati in 885,00 euro per la fase di studio, 740,00 euro per la fase introduttiva e 1.925,00 euro per la fase decisoria, oltre rimborso forfettario, Iva e Cpa”. Il Tribunale di Parma “ha nuovamente condannato il governo al risarcimento delle spese riguardo al ricorso promosso da questa Federazione sull’illegittimità del blocco dei contratti”, sottolinea il segretario generale Confsal-Unsa, Massimo Battaglia, “esprimendo soddisfazione”. A fine febbraio una sentenza simile è stata emessa dal Tribunale di Reggio Emilia.

“Ormai è un dato di fatto: mentre il governo continua a tentennare sulla riapertura della trattativa per il rinnovo dei contratti nella P.A. i giudici continuano a condannarlo”, evidenzia in una nota il segretario generale della Confsal Unsa. Per Battaglia “Renzi e Madia stanno sperperando denaro pubblico perché espongono lo Stato italiano a continue condanne emesse dai tribunali italiani; e la cosa è destinata a peggiorare visto che circa 75 nostri ricorsi sono ancora pendenti. Potrebbero usare questi soldi per rinnovare i contratti”. Ecco perché, aggiunge il sindacalista, “chiediamo una pronta apertura dei tavoli negoziali e l’individuazione di risorse adeguate per i rinnovi per rispondere ai milioni di lavoratori pubblici che rivendicano una giusta retribuzione, ricordando al Governo che i dipendenti pubblici sono i primi a volere una nuova pubblica amministrazione in cui siano ben chiari diritti e doveri reciproci e che sia adeguata alle esigenze del Paese, dei cittadini e delle imprese”.

Secondo il Codacons si tratta di una “sentenza che rafforza l’azione collettiva lanciata dal Codacons in favore dei dipendenti pubblici e spiana la strada ai risarcimenti”.

“Ancora una volta i giudici stabiliscono l’illegittimità del blocco della contrattazione collettiva a partire dal 30 luglio 2015 seguendo la sentenza della Corte Costituzionale.
Questa decisione legittima ancor di più i pubblici dipendenti a chiedere non solo il giusto indennizzo per il blocco degli stipendi degli ultimi 6 anni, sulla base dell’articolo 1173 del codice civile, ma anche un vero e proprio risarcimento per inadempimento dell’obbligo di rinnovo contrattuale relativamente al periodo successivo alla pubblicazione della sentenza della Consulta, ossia a far data dal 30 luglio 2015″, afferma il presidente Carlo Rienzi.

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