Rappresentante sindacale: licenziamento (per attacco ai vertici aziendali)

Risulta legittimo il licenziamento per giusta causa del sindacalista che fa un “attacco gratuito ai vertici aziendali” attribuendo falsamente l’esercizio di pressioni per indurre questi a prendere posizione a favore dell’azienda in un contenzioso contro un altro dipendente

10 Ottobre 2019
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Un rappresentante sindacale dei lavoratori ha attribuito alla persona posta ai massimi vertici aziendali l’esercizio di pressioni per indurlo a prendere posizione a favore dell’azienda in un contenzioso contro un altro dipendente e a lasciare il suo ruolo di RLS. Tali affermazioni si sono poi rivelate false grazie all’ascolto delle registrazioni audio. La Cassazione si pronuncia in merito alla legittimità del licenziamento. Sentenza della Cassazione Civile, Sez. Lavoro, 16 luglio, n. 19027.

Massima

È legittimo il licenziamento per giusta causa del sindacalista che fa un “attacco gratuito ai vertici aziendali” attribuendo falsamente l’esercizio di pressioni per indurlo a prendere posizione a favore dell’azienda in un contenzioso contro un altro dipendente e a lasciare il suo ruolo di RLS. Una simile condotta lede irrimediabilmente il vincolo fiduciario e nuoce all’immagine aziendale essendosi manifestata alla presenza di persone estranee.

Fatto

La Corte d’appello di Torino rigettato le domande di un dipendente inquadrato al V livello contrattuale rappresentante sindacale, quale RSU-RSL, dalla tornata elettorale dell’anno 2013 e da sempre componente del direttivo FIOM della Valle d’Aosta) di accertamento di illegittimità del licenziamento intimatogli per giusta causa dalla datrice Cogne Acciai Speciali s.p.a., per la sua natura ritorsiva, antidiscriminatoria e antisindacale, nonché di tutela reintegratoria e risarcitoria, ai sensi dell’art. 18, commi 1 e 3, della legge 20 maggio 1970, n. 300 e, in subordine, di tutela prevista dall’art. 18, commi 4 e 5…

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