È reato l’insulto sul luogo di lavoro davanti ai colleghi

Marcello Serra 17 Ottobre 2011
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Mettere a tacere qualcuno affermando che dice «solo stronzate» è maleducazione, ma farlo nell’ambiente di lavoro, davanti ai colleghi, è reato. La Cassazione ha condannato per ingiuria il preside di un istituto scolastiche che, durante una riunione di docenti, la offese «lei dice solo stronzate».

Il momento sbagliato
Un’affermazione un po’ forte che comunque la Cassazione, in altre circostanze, aveva inserito tra le parolacce sdoganate, ma questa volta non lo fa per via del contesto «lavorativo e umano» in cui è stata proferita. Non centra il bersaglio il tentativo della difesa di negare che il suo assistito avesse pronunciato l’avverbio “solo”. Un’ omissione che – a parere dell’avvocato – consentiva di catalogare il peccato come “veniale” ma che è stata invece considerata dagli ermellini ininfluente. La lesione dei beni dell’onore e del decoro di individuo – segni distintivi del suo valore e del rispetto di cui ogni essere umano deve godere – è determinata dall’ambiente in cui l’espressione offensiva viene detta più che dal suo contenuto.

Il consesso di educatori
Banditi dunque in generale gli improperi gridati sul luogo di lavoro e davanti ai colleghi. Ma a peggiorare la situazione del ricorrente anche il suo ruolo di preside che si era malamente lasciato andare, anche come superiore, al cospetto di un collegio di educatori, dicendo la cosa sbagliata nel momento sbagliato. È provata per i giudici la lesione e la volontà di umiliare.

Patrizia Maciocchi

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