“Nei Dipartimenti e nelle altre strutture che mi erano state affidate, trovai un grande patrimonio di professionalità ma che forse non era stato valorizzato a sufficienza in passato. Ed è da questo potenziale che sono partito, nel delineare i miei piani per fare della Pubblica Amministrazione non una palla al piede della collettività, ma un robusto propulsore per la ripresa; non un pachiderma ingombrante, ma un agile apparato capace di agevolare i rapporti tra i cittadini, le istituzioni e le imprese, di ridurre o addirittura azzerare i tempi di attesa, di rendere disponibili e trasparenti una marea di dati che erano già pubblici per legge, ma che restavano sapientemente occultati nei cassetti e negli schedari degli uffici”. Così il ministro Renato Brunetta nella prefazione alla sua quarta Relazione annuale al Parlamento sulla Pubblica Amministrazione, che proprio oggi ha consegnato in una chiavetta Usb al presidente della Camera Gianfranco Fini.
“Di anno in anno – precisa – ho voluto che queste relazioni al Parlamento non fossero un’arida lista di cifre, una presuntuosa e superficiale elencazione di risultati raggiunti, un burocratico aggiornamento del lavoro degli anni precedenti. Esse dovevano e debbono dar conto delle difficoltà da superare, delle incomprensioni da spiegare, delle rigidità da spezzare. Mentre si procede, bisogna continuamente spiegare, dimostrare e precisare. Noi, invece, e metto in questo plurale la mia modesta persona e tutti quelli che mi hanno aiutato e mi aiutano in queste battaglie, abbiamo avuto e intendiamo avere il coraggio del fare, l’impegno di ‘metterci la faccia’, di denunciare, se occorre, le responsabilità di quanti si mettono di traverso a misure indispensabili per consentire all’Italia di battersi alla pari con le altre nazioni del mondo industrializzato: cosa tanto più necessaria e indispensabile per affrontare, nel pieno delle nostre forze, una crisi epocale e globale che non è soltanto economica ma è anche sociale, culturale, storica nel senso più largo della parola”.
Il ministro Brunetta ricorda la pubblicazione del documento OCSE “Modernising the Public Administration – A Study on Italy” in occasione della riunione ministeriale del Comitato Public Governance dell’OCSE “Towards Recovery and Partnership with Citizens: the Call for Innovative and Open Government”, svoltasi a Venezia lo scorso 15 novembre. “Un prestigioso riconoscimento – osserva – accordato da un’organizzazione internazionale, come l’OCSE, non sempre tenera e tollerante nei nostri confronti, ma che almeno in questo caso ha riconosciuto la bontà dei nostri sforzi, la modernità dei nostri progetti, l’onestà intellettuale delle nostre idee. In quel documento si rivendica la scelta del Governo di porre al centro della propria agenda programmatica la riduzione del deficit e del debito pubblico e l’aumento dei tassi di crescita del Paese, due finalità non separabili perché una condizione dell’altra, assegnando di conseguenza un ruolo centrale alla riforma della pubblica amministrazione. Nonostante la congerie di messaggi scorretti e di pericolosi allarmismi, non abbiamo mai inteso tagliare attività e servizi e risparmiare sui costi connessi, ma abbiamo voluto mantenere o meglio ancora migliorare il livello di produzione dei servizi con un minor costo. Da questo punto di vista, l’agenda non è cambiata e l’obiettivo resta sempre quello di aumentare la produttività e l’efficienza della PA per poter conseguire una riduzione di spesa (necessaria) senza ridurre la quantità dei servizi erogati dallo Stato, anzi aumentandone la qualità. Al pubblico impiego sono stati chiesti veri e concreti contributi al risanamento del bilancio: con le misure prese in materia di contrattazione, nel 2010 prevedevamo, e prevediamo ancora oggi, di riallineare entro il 2014 in maniera strutturale, la dinamica delle retribuzioni tra lavoro pubblico e privato. In questo modo sarà possibile chiudere il differenziale tra i due settori che, a partire dal 2000, si era progressivamente allargato senza essere motivato dagli andamenti della produttività del lavoro”. Complessivamente, tra il 2008 e il 2013 si prevede inoltre una riduzione dell’occupazione nel pubblico impiego di almeno oltre 300 mila unità (-8,4%). “Non è poco – commenta – soprattutto se si considera che a parità di servizi erogati questo significa conseguire, nel quinquennio 2008-2013, un aumento di produttività di almeno il 2%. Inoltre, grazie alle misure per la riduzione dell’assenteismo sono stati ridotti in maniera strutturale di un terzo i tassi di assenza nella pubblica amministrazione comprimendo ed eliminando gli opportunismi”.
Brunetta sottolinea anche come l’Europa abbia chiesto di ridurre gli oneri amministrativi per le imprese del 25% entro il 2012 (iniziativa “Cutting the red tape”) e di creare un ambiente favorevole per le piccole e medie imprese. “Con il Piano per la semplificazione amministrativa 2010-2012 – spiega – l’Italia ha risposto con la misurazione e la riduzione degli oneri amministrativi, con la definizione di misure di semplificazione specifiche per il mondo delle PMI, in attuazione del principio di proporzionalità. Una piccola rivoluzione è già avvenuta, anche se ogni giorno si consumano sforzi degni di miglior causa per frenarla o addirittura negarla: hanno preso piede e si sono diffusi nella PA concetti come efficienza, meritocrazia, premialità selettiva e correlata ai risultati, trasparenza, semplificazione. Nonostante gli innumerevoli tentativi, talora mascherati da demagogia e retorica, di ricacciarli ai margini, la riforma che reca il mio nome ha collocato i cittadini al centro del sistema attraverso un vero e proprio fiume di iniziative. Un fiume che qualche volta rimane ‘carsico’, cioè nascosto, ma suo malgrado, per le oggettive difficoltà che incontriamo quando cerchiamo di spiegarne i vantaggi per i cittadini. Queste difficoltà, comunque, ci rafforzano nella convinzione di aver intrapreso la strada giusta: evidentemente tocchiamo vecchie incrostazioni che non vogliono cadere, e sono sorrette da interessi corporativi difficili da smantellare”.
Il titolare di Palazzo Vidoni cita anche le ultime azioni positive, a cominciare dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del DPCM firmato lo scorso 3 agosto insieme al premier Silvio Berlusconi sull’”Utilizzo delle autovetture di servizio e di rappresentanza da parte delle pubbliche amministrazioni”, che ha cambiato sensibilmente le regole per l’assegnazione e l’utilizzo delle autovetture di servizio all’interno dei Ministeri e degli Enti pubblici non economici (le cosiddette ‘auto blu’). Brunetta ricorda inoltre l’approvazione del nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale (decreto legislativo n. 235 del 30 dicembre 2010) e il Piano straordinario per la digitalizzazione della giustizia, voluto insieme all’allora ministro della Giustizia Angelino Alfano e poi proseguito con il collega Nitto Palma, articolato su tre distinte linee di intervento (digitalizzazione degli atti, notifiche online e pagamenti online) in tutti gli uffici giudiziari italiani.
“E’ davvero imperdonabile – conclude Brunetta – la superficialità e la faziosità di taluni osservatori che cercano di nascondere quello che si è fatto e si vuole fare di utile e positivo, persino nei casi in cui non si fa che dar seguito a buone pratiche già impostate da governi precedenti, anche di segno opposto a quello attuale. Spesso le cose giuste da fare non hanno ‘colore’ ma sono semplici espressioni di un’onestà intellettuale e politica improntata ad un senso di continuità delle istituzioni, che costituisce uno dei beni più preziosi della nostra tradizione giuridica e amministrativa”.
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(FONTE: Min. della p.a. e dell’innovazione)
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