Salta la stretta sul turn over degli enti locali, ai quali viene riservata una più generale revisione meritocratica degli organici, sulla base di parametri da individuare entro fine anno. Stando alle ultime bozze, insomma, per i Comuni (non per le Province, alle quali viene impedito del tutto, in via transitoria, di effettuare assunzioni a tempo indeterminato), rimangono per il momento in vigore le regole riviste a marzo dalla legge di conversione del decreto sulle «semplificazioni fiscali»: turn over al 40% (si può spendere in nuove assunzioni il 40% dei risparmi ottenuti con le uscite del servizio negli anni precedenti), disciplina di favore per i contratti relativi ad educatori, insegnanti delle scuole comunali e Polizia locale, il cui costo viene conteggiato al 50% nel calcolo delle facoltà assunzionali. L’allineamento ai parametri in vigore per il resto delle amministrazioni pubbliche (turn over al 20%) è stato infatti sostituito nelle versioni del decreto circolate ieri da una riscrittura più generale. In pratica, stando al testo, il Governo e gli amministratori locali dovranno stabilire entro fine anno all’interno della Conferenza Stato-Città i «parametri di virtuosità» sulla base dei quali determinare le dotazioni organiche degli enti locali. Il primo criterio di riferimento è già scritto nella norma, e punta sul rapporto fra dipendenti dell’ente e cittadini amministrati. Il primo passaggio, spiega la bozza, sarà la determinazione della «media nazionale» (verosimilmente differenziata per fasce demografiche), calcolando oltre al personale dell’ente anche quello impiegato nelle società strumentali e nelle affidatarie dirette di servizi pubblici locali. Chi si troverà a un livello del 20% superiore alla media si vedrà bloccata ogni possibilità di assumere (come accade oggi a chi dedica al personale più di metà della spesa corrente), e chi starà ancora più in alto subirà un trattamento ancora più duro (da definire). Confermato l’ingresso nel turn over (con parametro all’80%) dei segretari comunali.
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