«Nel 2022, la dinamica delle retribuzioni contrattuali per dipendente è rimasta moderata (+1,1%, +0,7% nel 2021) nonostante l’intensa attività negoziale che ha visto 33 contratti rinnovati, relativi a circa 4,4 milioni di dipendenti. Le retribuzioni lorde di fatto, per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno, desunte dai Conti Nazionali, sono invece cresciute del +3,7%, con un forte recupero rispetto al 2021 (+0,3%)». È quanto ha spiegato nelle scorse settimane in un’audizione dell’Istat, alle commissioni congiunte di Camera e Senato, il direttore della Direzione Centrale per la contabilità nazionale, Giovanni Savio. Ma «considerando che l’inflazione misurata dall’Ipca per lo stesso anno è stata del +8,7%, nel 2022 si è dunque osservata una marcata riduzione in termini reali delle retribuzioni», ha aggiunto.
Dalle dinamiche in corso i segnali che arrivano sono di lieve miglioramento. Sul fronte delle retribuzioni contrattuali orarie, in marzo c’è stato un aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente e del 2,2% rispetto a marzo 2022, spiega l’Istat nella stima dei contratti collettivi e retribuzioni contrattuali. L’aumento tendenziale è stato dell’1,4% per i dipendenti dell’industria, dello 0,9% per quelli dei servizi privati e del 4,9% per i lavoratori della pubblica amministrazione. Nella media del primo trimestre, nonostante il progressivo rallentamento della crescita dei prezzi, la differenza tra la dinamica dell’inflazione (IPCA) e quella delle retribuzioni contrattuali rimane però superiore ai sette punti percentuali. In particolare si mantiene ancora elevata la pressione dei prezzi degli alimentari. La fase di accelerazione dell’inflazione nel comparto, iniziata nella seconda metà del 2021 e fortemente accentuatasi nel 2022, è il risultato della rapida diffusione delle tensioni al rialzo dei prezzi che ha portato il tasso di inflazione nel settore alimentare al +11,6% di fine 2022. Nei primi tre mesi del 2023, la dinamica dei prezzi al consumo degli alimentari ha evidenziato un profilo altalenante: dopo essere sceso all’11% a gennaio, il tasso tendenziale di variazione dei prezzi del settore è di nuovo risalito, attestandosi al 12% a marzo. Un andamento che continua a impattare soprattutto sulle busta paga più basse e a creare una diffusa insoddisfazione rispetto alle retribuzioni.
* Articolo integrale pubblicato sul Sole 24 Ore del 3 maggio 2023.
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