Riforma Madia, ora si parte

Marcello Serra 14 Agosto 2015
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La riforma Madia partirà dal taglio (o dalla modifica) delle leggi inutili o non ancora attuate. Entro fine novembre arriverà il primo provvedimento attuativo della legge delega che dovrà individuare le disposizioni che andranno incontro ad abrogazione espressa, non essendoci più le condizioni per l’emanazione dei relativi provvedimenti attuativi, e le norme non ancora attuate che verranno modificate proprio al fine di favorirne l’attuazione.
Con la pubblicazione della legge delega (legge 7 agosto 2015 n.124) sulla Gazzetta Ufficiale n. 187 di ieri, è ufficialmente partito il conto alla rovescia per l’emanazione dei decreti legislativi. Dopo i tradizionali 15 giorni di vacatio legis, la legge entrerà in vigore il 28 agosto a quel punto si avvierà la fase attuativa. Primo appuntamento, il dlgs di riordino della normativa successiva al 31 dicembre 2011 che dovrà essere emanato entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge 124, quindi entro fine novembre.
Sei mesi. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della delega, e quindi entro fine febbraio 2016, dovrà essere emanato il provvedimento attuativo che taglia del 50% i tempi dei procedimenti relativi alle grandi opere (rilevanti insediamenti produttivi e opere di interesse generale). Non si tratterà però di un decreto legislativo, bensì di un regolamento da emanare ai sensi della legge 400/1988.

La stessa tempistica è prevista per il (o i) dlgs correttivi della legge 33/2013 sugli obblighi di pubblicità e trasparenza da parte delle pubbliche amministrazioni.

Otto mesi. Entro otto mesi dall’entrata in vigore dovrà arrivare il decreto attuativo sulla razionalizzazione delle spese da parte della p.a. che conterrà, tra le altre cose, anche il taglio del 50% dei costi delle intercettazioni da realizzare attraverso tariffari e costi standard.

Dodici mesi. La regola generale dei 12 mesi per l’approvazione dei decreti attuativi varrà per la maggior parte delle deleghe previste dalla legge. Dalle norme sulla cittadinanza digitale (wi-fi free negli uffici pubblici, banda ultralarga, software open source, Pin unico, sistema Spid ecc.) a quelle sullo snellimento delle procedure della conferenza di servizi, dalla Scia alle norme sulla riorganizzazione dello stato (con l’istituzione del numero unico europeo 112 per le emergenze), dal taglio delle prefetture a quello delle camere di commercio (che dovranno ridursi dalle attuali 105 a 60), fino alla tanto attesa riforma della dirigenza pubblica (con il ruolo unico, gli incarichi a termine, la licenziabilità e l’abolizione della figura dei segretari comunali). Entro un anno dovranno essere emanati anche i decreti sul riordino delle partecipate (con i compensi degli amministratori legati ai risultati e l’obbligo di mettere in liquidazione la società dopo un certo numero di bilanci in perdita) e dei servizi pubblici locali di interesse generale. Senza dimenticare la riscrittura dei giudizi davanti alla Corte dei conti che si compirà sempre entro un anno dall’entrata in vigore della delega.

Diciotto mesi. Bisognerà attendere il 2017 perché vedano la luce i decreti di riforma del pubblico impiego con le nuove norme sui concorsi che prevedono l’accertamento della conoscenza dell’inglese, la soppressione del requisito del voto minimo di laurea, la riduzione dei termini di validità delle graduatorie, il ricambio generazionale ecc.

Non necessiteranno, invece, di alcuna attuazione, in quanto immediatamente in vigore, le modifiche alla legge 241/90 che introducono il principio del silenzio-assenso (entro 30 giorni elevabili a 90 in materia ambientale) e dell’autotutela, esercitabile tramite revoca da parte della p.a., fino a un massimo di 18 mesi di tempo dall’adozione del provvedimento (anche se questo si è formato a seguito di silenzio-assenso).

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