Sanità, statali, enti locali: tutti i tagli

Estensione del modello Consip, tasse universitarie, limiti ai compensi dei manager

Marcello Serra 1 Agosto 2012
Modifica zoom
100%
Tasse universitarie, prescrizioni dei farmaci e tagli alle Spa pubbliche sono le novità che hanno contrassegnato il rush finale dell’esame a Palazzo Madama. Ma particolarmente intenso è stato tutto il lavoro svolto nelle ultime due settimane in Commissione Bilancio, dove sono stati numerosi gli interventi di modifica al testo del Governo. A partire dall’aumento dell’addizionale regionale Irpef nelle otto Regioni in disavanzo sanitario, fino al tetto per gli stipendi dei manager delle società non quotate partecipate dallo Stato. O come la mancata deroga al taglio delle province e il salvataggio di Covip, del Centro sperimentale di cinematografia e della Cineteca nazionale. Modifiche che, come ha sottolineato ieri il ministro della Cooperazione e l’Integrazione, Andrea Riccardi, «non mettono in discussione l’architettura fondamentale del provvedimento». Il decreto, che entra ora nella sua complessa fase attuativa era nato con l’obiettivo primario di scongiurare l’aumento delle due aliquote principali dell’Iva del 10 e del 21% garantendo minori spese per 3,7 miliardi quest’anno, 10,23 l’anno venturo e 11,17 miliardi nel 2014. A questo obiettivo s’è aggiunto l’intervento per la salvaguardia di una seconda platea di esodati (55mila con una maggiore spesa prevista nei prossimi sette anni di 4,1 miliardi) e gli stanziamenti per la ricostruzione nelle zone colpite dal terremoto in Emilia. Norme non previste nel primo disegno del decreto alle quali, come detto, si sono poi aggiunti gli interventi di riordino delle province, che verranno dimezzate, il decreto dismissioni (con il trasferimento alla Cassa depositi e prestiti di Sace, Simest e Fintecna), il riordino delle Agenzie fiscali e, altro provvedimento aggiunto, l’intervento straordinario del ministero dell’Economia per il rafforzamento patrimoniale del Monte del Paschi di Siena (3,9 miliardi).
L’ultima novità inserita dal Senato e accompagnata da forti polemiche riguarda la prescrizione dei farmaci. Nella versione finale inserita dal Governo nel maxiemendamento e frutto della mediazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, si dà formalmente facoltà al medico di indicare nella ricetta il nome del principio attivo e non del farmaco di marca. La prescrizione diventa vincolante se questa è motivata dal medico. Tra le altre novità inserite in Commissione vanno invece segnalati i tagli ai posti letto su cui si lasciano maggiori spazi di manovra alle Regioni. Come detto, poi, le otto regioni in disavanzo (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia , Calabria, Sicilia) potranno anticipare già dal 2013 la maggiorazione dell’addizionale regionale all’Irpef dallo 0,5 all’1,1 per cento.
Doppia novità in arrivo per gli studenti universitari. Per quelli fuori corso il Governo conferma l’aumento progressivo delle tasse universitarie in base all’indicatore Isee: 25% per un Isee superiore ai 90mila euro, del 50% fino a 150mila euro. Oltre questa soglia le tasse raddoppiano. Per i meno abbienti (Isee fino a 40mila euro) e in regola con il programma di studio, invece, gli aumenti per un triennio non potranno essere superiori all’inflazione.
Altri, ultimissimi, ritocchi sono arrivati nel “pacchetto pubblico impiego” con lo slittamento dei tempi per la riduzione degli organici all’Interno, la Farnesina e la Difesa, mentre sulla gestione degli esuberi è stato aggiornato il quadro regolatorio delle relazioni sindacali, prevedendo l’esame congiunto sulle scelte dei singoli contratti (ma non sulla riorganizzazione degli uffici).
Ritorna anche la premialità, con nuovi obblighi di valutazione delle performance di dirigenti e dipendenti sulla base delle quali verranno assegnati i trattamenti accessori. Se ci saranno le risorse prima del rinnovo dei contratti (2015), non meno del 10% del personale di ogni amministrazione potrà ricevere un trattamento aggiuntivo superiore a quello di tutti gli altri del 10-30 per cento. E ancora, stipendi non oltre i 300mila euro per i manager e i dipendenti di aziende partecipate dallo Stato non quotate. Non sfugge all’applicazione del limite la Rai, anche se la stretta non sarà operativa per l’attuale Cda.

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento