Scuola:in pensione a 80anni ma in classe fino a max 55

Marcello Serra 6 Novembre 2011
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Ve la dico come vi è venuta. Prendetela come una provocazione, ma nemmeno tanto.
Giusto per capire come la pensiamo tra noi colleghi.
Ma anche altri che volessero dire la propria, la dicessero pure.

Premessa:

a. L’insegnamento è lavoro usurante, così usurante che tra gli insegnanti si rilevano patologie psichiatriche pari al triplo che in ogni altra categoria professionale, compresi gli operai. Cosa che tutti ignorano, o fanno finta di ignorare, persino gli stessi docenti, tra i quali, sull’argomento vige il silenzio più totale nonostante il testo unico 81 obblighi i dirigenti scolastici ad effettuare annualmente il monitoraggio antistress. Del resto lavoriamo con materiale da maneggiare con cura ed esplosivo: i ragazzi.  Non ci credo che possiamo resistere in classe fino a 67 anni. Nemmeno per idea.Nemmeno il collega che qua sotto commenterà che lui lo farebbe anche oltre..

b.  Abbiamo la classe docente più vecchia al mondo. Spesso meno motivata e più stanca. Non va bene. Non va bene ai ragazzi. Non va bene ai genitori. Non va bene a noi. Non parlatemi di esperienza ma se penso che ad evacuare una classe di 32 quattordicenni in caso di terremoto potrebbe esserci una docente di 67 anni mi si rizzano i capelli (immagino anche a lei). 

E allora io dico una cosa:

Su base volontaria, ripeto, su base volontaria, aggiungo: per chi lo volesse, potrebbe essere possibile allungare il tempo dell’età pensionabile di un docente della scuola statale persino oltre i 67 anni, ma a patto che  rimanga in classe fino a massimo 55 anni.

Negli anni rimanenti i docenti verrebbero impegnati in tutta una serie di attività di paradocenza cruciali e indispensabili, presenti in tutti i paesi civili, che spesso sono le azioni che fanno la differenza, ma da noi non previste o assorbite in modo poco chiaro e definito: recupero degli ultimi e potenziamento dei bravi, formazione e aggiornamento dei docenti più giovani, gestione e organizzazione, funzioni strumentali (oggi svolte sempre dal solito collega), sostituzioni, ricerca e documentazione,  tutoraggio, rapporti col territorio, organizzazione laboratori, visite guidate, corsi extracurriculari, rapporti col territorio, educazione permanete degli adulti.

Potrei proseguire.

I costi verrebbero recuperati dai soldi guadagnati nel coprire funzioni oggi coperte con altri costi e verrebbero colmati anche dai proventi dello spostamento in avanti dell’età pensionabile e dagli anni in più prestati al servizio.

Io rimarrei fino agli 80 a queste condizioni se il cervello mi reggesse. Conosco tantissimi colleghi in pensione che anelano nel voler mettere a frutto esperienza e conoscenza e non possono più farlo.

Infine, cosa non trascurabile, daremmo il posto ai tanti colleghi giovani e precari.
E li paghiamo noi questi giovani colleghi, con i nostri anni in più di lavoro.
Se ne avvantaggerebbero i ragazzi: classe docente giovane, motivata, meno stanca.
E i docenti non ne parliamo: si arriva oggi a 60 anni col cervello sminuzzato e l’animo maciullato (non negate, per favore, uno su due di noi vorrebbe fuggire dalla scuola), pur amando dal profondo questo mestiere e i ragazzi, succhiano il sangue. Lo sappiamo bene.

Si lo so, prima dovremmo tentare di sanare i guasti fatti, certo, tutte le altre cose che non vanno…le scuole cadenti, le classi affollate..le cose che ripetiamo da anni…

Secondo me, se ben predisposta, arriverebbero altri soldi, da una manovra del genere e potremmo anche pagarci qualche ridimensionamento equo e solidale di ragazzi in classe , sistemare qualche scuola più rotta delle altre, nell’attesa che un pio governante si renda conto che è giunta l’ora di tornare umani.

Che ne pensate?

PS Ogni commento o contributo è ben accetto tranne quelli del tipo “quando andavo io a scuola”..per favore..torniamo umani.

 

Mila Spicola

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