Spese di personale a quota 1,27 miliardi

I numeri. Ai dipendenti il 10% delle uscite correnti

Marcello Serra 19 Luglio 2012
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Tutto risolto? Il sospiro di sollievo per i 400 milioni in arrivo da Roma è legittimo, ma i problemi che soffocano le casse siciliane rimangono tutti. Il primo si chiama «spese di personale».
Nel 2011, secondo i dati del ministero dell’Economia che monitorano incassi e pagamenti degli enti pubblici, la Sicilia ha speso per questa voce 1,27 miliardi (più 600 milioni di pensioni agli ex dipendenti), dedicando alle buste paga quasi il 10% delle spese correnti complessive: nello stesso anno, giusto per dare le dimensioni del problema, la Lombardia ha dedicato agli stessi scopi 171,5 milioni, che rappresentano qualcosa meno dello 0,6% delle uscite correnti totali. La Sardegna, se si preferisce il confronto con un altro territorio a Statuto speciale, si ferma a 239 milioni, che sono il 4% delle spese correnti registrate a Cagliari.
Sul tema, del resto, Palermo non teme confronti. Lo scorso anno ha stabilizzato d’un botto 4.587 persone che avevano un contratto precario, gonfiando in un colpo solo del 30,4% gli organici e portando i dipendenti di ruolo a quota 17.218. «La procedura – secondo il linguaggio prudente della Corte dei conti – non manca di destare perplessità», anche per «la mancata verifica in ordine alle effettive necessità funzionali dell’ente». Un allarme, quello dei magistrati contabili, motivato anche dal fatto che la spesa di personale, per sua natura, è fra le più rigide, e quindi fra quelle che sollevano i rischi maggiori per la gestione di cassa. Una proliferazione, quella dei posti in organico, che è stata resa possibile anche dalla ramificata organizzazione regionale, che secondo i magistrati contabili arriva a contare 502 «strutture intermedie» (invece delle 456 previste dal piano di razionalizzazione). In questo quadro, si incontrano storie come quella dell’agenzia regionale per l’impiego che, interpretando in modo troppo letterale il proprio nome, prima di tramontare è riuscita a stipare 102 dipendenti in 36 uffici, capeggiati da un ufficio dirigenziale con staff di 25 persone. Fuori dall’agenzia, i risultati occupazionali sono stati praticamente nulli, perché l’attività si è limitata a gestire un bacino di precari senza aprire contatti con imprese esterne alla Pubblica amministrazione (lo spiega ancora la Corte dei conti).
Perplessità o meno, infatti, sempre ai precari si torna, La Regione continua a tentare la maxi-regolarizzazione di 22.500 precari oggi impiegati nei Comuni dell’Isola (con copertura regionale della spesa). Respinto l’anno scorso dal commissario di Governo, il tentativo è tornato alla ribalta nelle scorse settimane quando l’Assemblea regionale ha votato a grande maggioranza la richiesta al Parlamento nazionale di una deroga generalizzata ai vincoli assunzionali (si veda Il Sole 24 Ore del 15 giugno).
Anche in questo caso, la mossa (destinata a soddisfare esigenze più elettorali che funzionali, viste anche le chance di successo ovviamente molto basse) servirebbe solo a consolidare un record: la Sicilia, infatti, è l’unica Regione in cui i Comuni superano nel loro complesso il tetto del 40% nel rapporto fra spese di personale e spese correnti.

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