Statali, manca la delega e i sindacati si appellano a Monti

Pubblica amministrazione Bersani: Fornero non accenda altre micce.Bonanni: mai visto un ministro che inciti ai licenziamenti Il confronto Per Fornero la disciplina dei licenziamenti nel pubblico dovrebbe seguire quella del privato La richiesta Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro urgente al premier Mario Monti

Marcello Serra 26 Maggio 2012
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Nessuna schiarita sul pubblico impiego.
La questione è stata affrontata solo a margine del Consiglio dei ministri di ieri, al termine del quale i titolari della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, e del Lavoro, Elsa Fornero, hanno voluto far sapere che non ci sarebbe «nessuna incomprensione».
In realtà la questione della regolamentazione dei licenziamenti degli impiegati pubblici non è affatto risolta.
Tanto è vero che l’accordo sottoscritto da Patroni Griffi con i sindacati il 3 maggio non è stato ancora tradotto in un disegno di legge delega come lo stesso ministro aveva annunciato.
Questo perché nel governo c’è più di una perplessità sul testo concordato con i sindacati.
E ora la bozza della delega che circola in questi giorni preoccupa Cgil, Cisl e Uil perché non sarebbe più fedele all’intesa firmata.
Il nervosismo aumenta anche nella maggioranza, con il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che invita il governo a «non accendere altre micce».
Il riferimento è, in particolare, al ministro del Lavoro.
Secondo Fornero infatti, la disciplina dei licenziamenti nel pubblico impiego dovrebbe seguire quella stabilita per i lavoratori privati con la riforma dell’articolo 18 attualmente all’esame del Senato, che limita la possibilità del giudice di disporre il reintegro dei lavoratori colpiti da licenziamento illegittimo, prevedendo in tutta una serie di casi l’indennizzo.
L’accordo del 3 maggio, invece, è molto più favorevole alle richieste sindacali, concedendo un trattamento diverso ai dipendenti pubblici.
Il tema dei licenziamenti viene infatti affrontato di striscio, con riferimento a quelli per motivi disciplinari, prefigurando il mantenimento del reintegro.
Tutta l’intesa, che rivede anche il sistema premiale introdotto dalla riforma Brunetta, è stata inoltre bocciata dal Pdl.

Cgil, Cisl e Uil, a questo punto, vogliono un chiarimento con il presidente del Consiglio, Mario Monti, al quale hanno chiesto un incontro urgente, anche perché sono molto preoccupati dalla lettura della bozza di disegno di legge.
Nel provvedimento, infatti, non c’è più, come nell’intesa con Patroni Griffi, il riferimento ai contratti di lavoro per quanto riguarda i licenziamenti.
La nuova formulazione prevede invece di «riordinare la disciplina dei licenziamenti per motivi disciplinari, corredandola, mediante tipizzazione delle relative ipotesi legali e delle tutele, al rafforzamento dei doveri disciplinari dei dipendenti e dei dirigenti».
Non solo.
Nella relazione al disegno di legge si spiega che obiettivo della delega è una «ulteriore armonizzazione della disciplina del lavoro pubblico con quella del lavoro privato» anche sulle «cause di licenziamento e relative tutele».
Di qui l’allarme dei sindacati.
Susanna Camusso (Cgil) avverte: «Sarebbe grave se il governo non attuasse subito l’intesa raggiunta con noi e con gli enti locali».
Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, sbotta: «Non ho mai visto un ministro del Lavoro in tutta Europa che inciti ai licenziamenti».

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