Statali, stretta sulle telefonate Verso decreto da 6-7 miliardi

NODO PUBBLICO IMPIEGO Ancora aperto il confronto nel governo su riduzione di organici ed esoneri dal servizio. Dal piano Bondi oltre 5 miliardi

Marcello Serra 21 Giugno 2012
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Stop alle telefonate all’estero e verso i cellulari. I telefoni dei dipendenti pubblici «saranno abilitati esclusivamente alle chiamate urbane». Con la sola eccezione di quelli in uso delle personale dirigenziale dai quali sarà possibile contattare apparecchi «mobili» e dei direttori generali utilizzabili anche per comunicazioni internazionali. A tagliare le utenze degli statali è una circolare del ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, che, come il Dpcm sui tagli dell’organico alla Presidenza del Consiglio e al ministero dell’Economia varato la scorsa settimana, costituisce una sorta di antipasto della spending review. Che almeno nella prima fase potrebbe diventare più massiccia, nell’entità dell’intervento, di quanto ipotizzato nelle scorse settimane. I tecnici del Tesoro stanno lavorando su uno schema che prevederebbe tagli per 6-7 miliardi di cui oltre 5 dal piano Bondi su forniture e affitti. Il decreto dovrebbe essere varato tra martedì 26 e giovedì 28 mattina, comunque in tempo utile per consentire al premier Mario Monti di recarsi al vertice con i partner europei con il piano di tagli già varato e la riforma del lavoro definitivamente approvata dal Parlamento. Con il provvedimento, che produrrebbe effetti su base annua per 12-14 miliardi, verrebbe evitato il previsto aumento autunnale dell’Iva, sarebbe garantita un’ulteriore tranche di risorse per le aree del’Emilia Romagna colpite dal terremoto e potrebbe anche essere ricavata una micro-dote per far fronte ad altre spese. Non mancano però i nodi ancora da sciogliere. Primo fra tutti quello sulla stretta da far scattare sul pubblico impiego. Scontato il giro di vite sulle consulenze, nel Governo è ancora aperto il confronto sull’eventuale riduzione degli organici. Il Tesoro predilige un intervento sulla falsariga di quello già adottato per il ministero dell’Economia e la Presidenza del consiglio (taglio sostanzialmente lineare del 20% del livello dirigenziale e del 5% della pianta organica delle singole amministrazioni gestendo gli esuberi con gli esoneri dal servizio degli «over 60» (80% dello stipendio fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione) e garantendo il pensionamento immediato con le regole ante-riforma Fornero a chi al 31 dicembre scorso risultava allineato con le vecchie soglie pensionabili. Ma nell’esecutivo sono in molti a sostenere che con un intervento sulla pianta organica la riduzione dei dipendenti diventerebbe solo teorica perché riguarderebbe il personale potenziale e non quello effettivamente in servizio. Anche sul meccanismo di gestione degli esuberi ci sono diverse scuole di pensiero. Al ministero della Pa, ad esempio, si preferirebbe agganciare l’esonero dal servizio (una sorta di ammortizzatore sociale “mascherato”) alla maturazione dei 40 anni di contribuzione e non al raggiungimento dei 60 anni di età. A palazzo Vidoni c’è anche chi sostiene che la stretta sulle piante organiche andrebbe accompagnata, per diventare efficace quanto meno nel medio periodo, da altre misure. La situazione si dovrebbe sbloccare all’inizio della prossima settimana. Le riunioni tecniche si susseguono e il commissario Enrico Bondi continua ad affinare il suo piano: maggiore centralizzazione degli acquisti di beni e servizi, ricorso a fabbisogni e costi standard e drastica riduzione degli immobili in affitto utilizzati dalla Pa. Il giro di vite diventa subito operativo per le telefonate degli statali. «È una rivoluzione di buon senso», afferma Patroni Griffi aggiungendo: «Dobbiamo sempre più tagliare le spese inutili, quelle evitabili, a cominciare da quelle che appaiono piccole». Intanto i commercialisti esprimono soddisfazione per la formalizzazione al Senato di un disegno di legge sulla nascita dell’Agenzia delle uscite nato da una loro proposta.

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