Palazzo Chigi ha voluto smentire ieri mattina in maniera dura «l’ipotesi prospettata da un’associazione di categoria», la Confesercenti, nei giorni scorsi.
Non solo.
La presidenza del Consiglio critica chi alimenta «l’allarmismo sociale» che rischia di bloccare i consumi, compromettendo la tenuta dell’economia.
Ma, poche ore dopo, è stata l’Anci, l’associazione dei comuni, a suonare un altro campanello d’allarme.
«Alcuni comuni, tra cui anche capoluoghi come Lecce – ha detto il vicepresidente Alessandro Cattaneo – iniziano ad avere difficoltà di cassa e ad agosto non potranno pagare gli stipendi».
Ciò rischia di verificarsi, ha continuato il sindaco di Pavia, in quei territori dove il gettito Imu è stato minore rispetto alle previsioni del governo mentre i tagli dei trasferimenti sono calcolati sulla base delle stesse previsioni.
«Lecce, per esempio, ha incassato un terzo del gettito previsto».
«Confidiamo – ha concluso Cattaneo – che il problema venga risolto rimodulando il fondo di riequilibrio».
Allo stesso tempo, un terzo allarme è arrivato dalle Regioni, secondo le quali dopo i tagli alla Sanità contenuti nelle ripetute manovre e infine nel decreto sulla revisione della spesa (spending review) non è possibile sottoscrivere il nuovo Patto per la salute 2013-2015, «compromettendo» così «la sostenibilità e la gestione del sistema sanitario nazionale», si legge nel parere sulla spending approvato ieri dalla conferenza dei governatori.
Per una valutazione complessiva della situazione si è svolto ieri pomeriggio a Palazzo Chigi un vertice tra il premier, Mario Monti e il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, nel quale sono state esaminate le richieste di modifica al decreto che arrivano da tutte le parti.
Pressanti quelle del Pd, con il leader Bersani che ha detto che i tagli agli enti locali e alla sanità così come sono non vanno bene.
Il lavoro è difficile perché si tratta di accogliere alcune istanze senza compromettere il valore della manovra (circa 20 miliardi).
E così la conclusione dell’esame del decreto in commissione Bilancio al Senato, prevista per ieri sera, è slittata a oggi.
Subito dopo il provvedimento passerà all’aula dove dovrebbe essera approvato domani col voto di fiducia.
I comuni dovrebbero portare a casa un piccolo alleggerimento dei tagli (500 milioni nel 2012 e più tempo per svalutare i crediti con più di 5 anni).
Sulla sanità saltano gli aggravi per le farmacie.
E dovrebbero essere recuperate tre province (Isernia, Terni e Matera) fra quelle tagliate, grazie a un emendamento dei relatori che stabilisce che in ogni Regione ci debbano essere almeno due province (ma anche in questo caso la prefettura sarà una).
Proprio per seguire l’esame del decreto sulla spesa, il ministro della Pubblica Amministrazione, Filippo Patroni Griffi, ha disertato ieri l’incontro con i sindacati, che hanno protestato.
Il vertice è stato rinviato a lunedì.
Sempre ieri il governo ha intanto incassato alla Camera il voto di fiducia sul decreto Sviluppo (che passa al Senato), anche se è stato battuto per tre voti su un ordine del giorno del Pdl che impegna lo stesso esecutivo a verificare la costituzionalità del filtro al processo civile d’appello previsto dall’articolo 54.
È invece passato col parere favorevole del governo un altro ordine del giorno presentato da Catia Polidori (Popolo e territorio) che impegna a valutare l’introduzione dell’Iva al 4% sull’arredamento.
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