Si prepara però per il 2013, nelle pieghe della legge di Stabilità, una nuova stangata fiscale sui rifiuti: un emendamento dà attuazione alla
nuova Tares, la tassa comunale sui rifiuti e sui servizi (illuminazione, anagrafe, polizia locale ecc.), varata dal precedente governo nell’ambito del federalismo fiscale, che manderà in pensione le vecchie Tarsu e Tia. La nuova tassa elimina il problema dell’Iva (non quello dei rimborsi che avevano sviluppato un ampio contenzioso) ma sarà più cara di oltre il 30 per cento: si calcolerà in base ai metri quadrati (l’80 per cento della superficie catastale) e non prenderà in considerazione il numero dei componenti del nucleo familiare. Ma sulla tassa peseranno 30 centesimi al metro quadrato destinati ai servizi (che i Comuni potranno portare a 40) e la Tares dovrà coprire al 100 per cento il costo del servizio per i Municipi. La nuova Tares entrerà in vigore dal primo gennaio
ma il pagamento della prima delle quattro rate del prossimo anno è stato fatto slittare ad aprile. Secondo una stima della Uil servizio politiche territoriali la tassa sui rifiuti è costata quest’anno in media ai cittadini 225 euro.
Un emendamento del governo destina poi alla Tav Torino Lione 150 milioni di euro in più nel 2015 (passando a 680 milioni) e 150 milioni l’anno dal 2016 al 2029: oltre due miliardi nell’arco di 14 anni.
La Commissione Bilancio ieri ha lavorato fino a tarda sera e, con un giorno di ritardo rispetto al previsto, dovuto ai tentativi di dilazione del Pdl, e licenzierà il testo per l’aula in tempo per stamattina alle 11, probabilmente con un maxiemendamento che recepirà il lavoro fatto e sul quale sarà posta la fiducia.
La legge di Stabilità giunge al traguardo mentre da Bruxelles giungono notizie confortanti per l’Italia e lo spread scende a quota 304 (anche grazie alla prima promozione della Grecia da parte di Standard & Poor’s di un gradino (da “insolvente” a B-): il Rapporto sulla sostenibilità dei bilanci nella Ue, diffuso ieri, dice che il nostro paese «non appare dover fronteggiare un rischio di pressioni sul bilancio pubblico (fiscal stress) nel breve termine». Il documento aggiunge che i rischi per la sostenibilità dei conti pubblici a medio termine sono «medi» e nel lungo termine diventano «bassi» a condizione «che gli ambiziosi programmi di consolidamento siano pienamente attuati e sia mantenuto il bilancio primario ben oltre il 2014 al livello atteso quest’anno» (cioè un surplus aggiustato per il ciclo del 5 per cento); dovranno essere inoltre «evitate deviazioni della politica di bilancio». La Commissione nota infine che grazie alla riforma delle pensioni varata dal governo Monti il costo dell’invecchiamento della popolazione è sceso di 0,8 punti di Pil e che dunque «i rischi connessiN sono limitati».
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