Ribadire che il lavoro pubblico non deve essere considerato un costo da abbattere ma una risorsa al servizio dei cittadini e del Paese, contrastare le azioni che tendono a far ricadere sul lavoro pubblico la mancata capacità dei Governi, affermare scelte che ridiano dignità e valore al lavoro pubblico e alla funzione sociale che rappresenta la p.a.. Sono le tematiche emerse negli Stati generali del pubblico impiego umbro, svoltisi stamani a Perugia, che hanno visto riunite le Categorie del settore pubblico per lanciare le proposte della Cisl. L’iniziativa è stata aperta dalle relazioni del segretario generale Cisl Umbria Ulderico Sbarra e dal segretario nazionale Cisl Scuola Dionisio Bonomo, che hanno riaffermato l’importanza di un processo di modernizzazione della pubblica amministrazione in vista dell’erogazione di servizi efficienti e di qualità. La Cisl ha ribadito il proprio no ai tagli lineari che stanno colpendo il sistema scolastico, universitario, della ricerca, oltre a quello della sicurezza e, più in generale, dei servizi ai cittadini. Tale metodologia sta determinando una cittadinanza di serie A e una di serie B, inaccettabile per la Cisl, anche in un contesto di ristrettezze imposto a livello internazionale. Le prossime scelte del Governo dovranno andare in controtendenza rispetto al passato, per garantire l’istruzione e la formazione affinché alle nuove generazioni venga garantito un futuro. Per reperire risorse, invece, sono necessari tagli ai privilegi della politica, lotta seria e di prossimita’ all’evasione ed elusione fiscale e riforme che permettano di evitare duplicazioni, sovrapposizioni e sprechi di risorse. In merito alla riforma per la riorganizzazione del sistema sanitario umbro (che impegna per circa il 75% il bilancio regionale) che coinvolge anche l’università, è stato detto che dovrà fare i conti nel prossimo biennio con un’ulteriore riduzione dei trasferimenti statali. Con questi Stati generali, è stato detto, si chiede alla politica e alle istituzioni di portare a compimento i processi di riforme endoregionali attivate, sia per le autonomie locali che per la sanità, allontanando le logiche del campanilismo, i tentennamenti e le indecisioni. Questo come previsto dal Protocollo d’intesa per le autonomie locali, firmato il 6 novembre scorso, e dalle Linee di indirizzo di riodino del sistema sanitario regionale, per il quale l’intera organizzazione chiede di aprire un confronto a partire dall’incontro previsto per il 17 novembre.
(FONTE: Asca)
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