Un colpo di frusta alla p.a.

Il Senato ha approvato definitivamente il disegno di legge Madia con la riforma

Marcello Serra 5 Agosto 2015
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Licenziamenti più facili grazie alla riduzione dei tempi dei procedimenti disciplinari. Ricambio generazionale grazie alla riduzione, su base volontaria, dell’orario di lavoro e degli stipendi degli statali in procinto di andare in pensione per favorire l’assunzione di nuovo personale.

Ruolo unico per i dirigenti statali. Per i manager pubblici sono previsti incarichi a termine (4 anni+2) trascorsi i quali dovranno necessariamente partecipare alle procedure di avviso pubblico. I manager che restano senza incarico potranno chiedere di essere «retrocessi» al ruolo di funzionari. Oppure rimanere in disponibilità. Uno status che però non costituirà più l’anticamera del licenziamento, visto che per essere cancellati dal ruolo, oltre al prolungato periodo di inattività, sarà necessario aver riportato una valutazione negativa. Dovranno invece lasciare l’incarico i dirigenti condannati, anche in via non definitiva, dalla Corte conti per danno erariale. Con 145 voti a favore, 97 contrari e nessun astenuto la riforma della pubblica amministrazione targata Marianna Madia diventa legge. Il ddl delega è stato approvato in terza lettura dal senato, grazie anche all’attegiamento responsabile delle opposizioni che non sono uscite dall’aula garantendo il numero legale. Per il governo si tratta di un tassello fondamentale per il riammodernamento della p.a.. Secondo le opposizioni, invece, gli effetti concreti a favore di cittadini e imprese sarebbero limitati, mentre il leit motiv del ddl sarebbe il rafforzamento dei poteri di palazzo Chigi a discapito delle altre articolazioni della p.a. centrale.

Ora la palla passa ai decreti attuativi (se ne contano una quindicina) molti dei quali, assicurano alla Funzione pubblica, sono già in avanzata fase di elaborazione. E’ il caso per esempio delle norme su silenzio assenso e conferenze dei servizi che dovrebbero velocizzare i tempi della burocrazia. Le p.a. avranno 30 giorni (elevabili a 90 se si tratta di amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistica, della salute e dei beni culturali) per dare il proprio assenso, nulla osta o concerto a un provvedimento. In mancanza, il via libera si intenderà per acquisito. Tempi ridotti del 50% anche per i procedimenti relativi alle grandi opere. Entro 18 mesi però la p.a. potrà tornare sui propri passi revocando i provvedimenti, anche quelli frutto di silenzio-assenso. Tra le altre novità per i cittadini si segnala l’istituzione del numero unico europeo 112 per le emergenze, la cancellazione del Pubblico registro automobilistico (le cui funzioni passeranno alla Motorizzazione civile) e la possibilità di effettuare pagamenti alla p.a. in via digitale e elettronica, anche attraverso il telefonino.

Il secondo step per l’attuazione della delega riguarderà le norme che puntano a snellire l’elefantiaco apparato della p.a. soprattutto nelle sue articolazioni territoriali. Dal taglio delle prefetture a quello delle camere di commercio (che si ridurranno da 105 a 60), dalla soppressione del Corpo Forestale dello stato (che dovrebbe confluire nei Carabinieri), alla razionalizzazione degli uffici pubblici (da realizzare accorpando in immobili comuni le diverse amministrazioni dello stato sul territorio). Dulcis (si fa per dire) in fundo: riforma della dirigenza e del pubblico impiego. I dlgs sulle materie a più alto tasso di conflittualità con i sindacati saranno emanati per ultimi.

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